Monelli: “Simeone troppo solo, la squadra lo aiuti di più”

Monelli: “Simeone troppo solo, la squadra lo aiuti di più”

Come segnare al Napoli, Paolo Monelli lo sa bene. L’ex centravanti viola, approdato a Firenze nel 1981, l’11 settembre 1983 rifilò una tripletta ai partenopei. Quattro anni più tardi, il 4 gennaio 1987, andò in rete direttamente da sessantacinque metri, siglando un gol da capogiro. Un gran pallonetto, scagliato all’altezza della metà campo, che beffò un esterrefatto portiere Garella, ampiamente fuori dai pali. E chi, dunque, meglio di lui può spiegarci come la Fiorentina può infilare Reina? Ma procediamo per gradi.

Paolo Monelli, cosa pensa di questa altalenante stagione della Fiorentina?

“Dopo la tragedia di Astori si è creata una forte compattezza tra società e giocatori: una reazione eccezionale, grazie anche al pubblico che si è reso partecipe. La Fiorentina, dall’inizio del campionato, è la squadra che è migliorata più di tutte e, cambiando otto o nove undicesimi rispetto alla stagione passata. Adesso purtroppo sono riaffiorati alcuni problemi e  serve l’ultimo sforzo per poter, eventualmente, andare in Europa League. Ma non sarà facile”.

Da attaccante ad attaccante, come giudica la stagione di Simeone?

“Ha disputato un campionato altalenante, ultimamente però ha fatto bene, giocando ottime partite. Troppo spesso, però, è troppo solo là davanti, lasciato in balia del nemico. Resta comunque un ottimo calciatore, molto giovane, sul quale puntare per il futuro”.

Falcinelli, invece, non ha proprio convinto. Forse era meglio tenere Babacar?

“Al senegalese credo che non sia stata data la possibilità di essere valutato a pieno. Come media gol era il migliore. Non è mai stato valutato per quello che era. Su Falcinelli è difficile stabilire un giudizio: entra, non entra, non è titolare. Per quello che ho visto è un buon attaccante al quale manca il guizzo finale, almeno ultimamente”.

Lei è esperto di triplette, ne segnò proprio una al Napoli con la maglia viola. Chi recentemente l’ha emulata è Veretout. Cosa pensa del francese?

“A parte i gol contro la Lazio aveva già dimostrato di vedere bene la porta anche prima. È all’altezza dei grandi centrocampisti della Serie A, ci sta molto bene: fa giocare bene la squadra e fa anche gol. Se vuoi dare continuità al progetto devi trattenere quelli bravi. Lui è uno di questi. Il più forte, però, rimane Chiesa, il miglior esterno offensivo in circolazione in Italia”.

Due note negative sono Dias e Eysseric…

“Aspetterei, soprattutto con il portoghese: ha qualità e potenzialità importanti, all’inizio del campionato ha disputato qualche partita discreta. Va valutato, per decidere se tenerlo o no ci sarà tempo, anche se venti milioni sono un po’ tanti. Per Eysseric direi la stessa cosa, anche lui ha avuto qualche buona sortita”.

Adesso la sfida al Napoli: lei è entrato nella storia della gara per una rete da sessantacinque metri con Garella fuori dai pali. Se lo ricorda?

“Certo che me lo ricordo, ho ancora i brividi! Quel gol ha lasciato il segno nella mia carriera, è stato il più bello che ho mai realizzato. Spero che qualcuno dei viola di oggi mi imiti. Quella di domenica è una partita importante: il Napoli gioca bene, ha battuto la Juve ed è galvanizzato perché vuole vincere lo Scudetto. Per la Fiorentina è una gara difficile, ma aperta. I viola, nelle ultime uscite, hanno affrontato anche sfide strane, come quella contro la Lazio, dove poteva accadere di tutto con quelle espulsioni. E un rosso troppo severo ha influenzato anche la sconfitta col Sassuolo”.

Chiudiamo con Antognoni. Avete giocato insieme, dallo scorso anno è tornato in società. E’ contento per lui?

“Sono felicissimo. Giancarlo è il numero uno sotto tutti i profili, uno dei pochi con il quale ancora mi sento, ad esempio per farci gli auguri. Per cui credo che faccia bene il suo lavoro e, come persona, a livello umano non ce ne sono come lui. E davvero unico”.

Giacomo Brunetti

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