Testa bassa e pedalare
Per se stessi, ma soprattutto per Firenze. Perché una città che in un martedì qualunque, col primo caldo torrido, di quelli capaci di togliere il fiato, si presenta all’allenamento (finalmente) aperto per dare la spinta alla squadra non può essere delusa. Archiviata la questione dell’Europa League, c’è da dare l’assalto finale al campionato. Il quinto posto è stato consolidato, ma non è ancora matematicamente al sicuro. E poi, perché non provare a puntare più su? Sì, perché il quarto posto è lontano, ma non irraggiungibile. In ballo ci sono ancora 9 punti e il Napoli può ancora essere ripreso. La Fiorentina scende in campo due ore prima della squadra di Benitez e non può sbagliare, specie pensando al fatto che all’ultima di campionato ci sarà la sfida di vertice contro la Lazio in piena corsa Champions. Dunque, testa bassa e pedalare, perché la stagione, quella dei grandi tabù infranti e dell’orgoglio viola portato in giro per il mondo non è ancora finita.
La società, in attesa di conoscere il suo futuro prossimo, ha già pianificato l’estate. Prima il consueto ritiro a Moena, poi le sfide internazionali tra America, Italia e Inghilterra contro le grandissime d’Europa, dal PSG al Porto, dal Barcellona al Chelsea. Sono queste le big con cui misurarsi per provare a fare il salto di categoria definitivo, aspettando il ritorno in Champions League. Senza la qualificazione alla fase a gironi della prossima Europa League salterebbe tutto, compreso l’importante bonus economico contrattato per la partecipazione. Questo è il tempo del raccolto: quello delle valutazioni, soprattutto in chiave mercato, adesso può aspettare. Toccherà ai giocatori, da Gomez fino a Pizarro dare un segnale incontrovertibile della volontà di permanenza in viola. Servono i fatti adesso. Mario, non più Super né tantomeno Kaiser, ha bisogno di trovare i gol. Per non abbandonarsi al cruccio di essere finito nella fase crepuscolare della sua carriera, per non dire addio alla maglia della Nazionale tedesca per altro orfana di Miro Klose, e pure perché con Firenze il debito è gigantesco. Se si può soprassedere sul fatto che al tedesco sono stati versati otto milioni netti in due stagioni per un totale complessivo di 14 gol con la Fiorentina – Luca Toni, nello stesso periodo ne ha realizzate quasi il triplo -, non si può ignorare la delusione cocente che resta dietro questa operazione, nella dirigenza e soprattutto tra la gente, che almeno per un’estate era riuscita a sognare successi e trofei. Tocca agli altri adesso trovare la stoccata decisiva, già dalla gara col Parma simbolo della dignità.
La squadra di Donadoni, del resto, il suo scudetto, quello dell’onore, lo ha già vinto per distacco da tempo. All’andata, i gialloblu si presero i tre punti e anche stavolta non vorranno recitare il ruolo della comparsa. E’ l’unica consolazione, magrissima, che hanno i giocatori, gli stessi che hanno dimostrato che nel calcio il denaro conta niente. Di fronte al dio pallone ci si può pure ridurre il pregresso che ancora si deve riscuotere, perché la nave non la si abbandona nel momento più difficile, pure se non si è tutti capitani. Una lezione, questa, che troppi dovrebbero imparare. La Fiorentina, oggi, pensi solo a vincere. Per il resto ci sarà tempo.
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