Sousa-Garcia, perfezionisti a confronto
Chi è Rudi Garcia lo dice direttamente la Roma, sul proprio canale ufficiale. Nato sotto il segno dei pesci, come canta Antonello Venditti, francese di nascita e formazione, ma di origini spagnole, molto legato all’Andalusia, terra dei genitori. E’ il primo francese sulla panchina della Roma, laureato in educazione fisica e di dichiarata vocazione offensiva, per quanto sempre con equilibrio. Velocità, movimenti senza palla e circolazione veloce della sfera sono i concetti alla base della sua filosofia, quelli che forse hanno “sorpreso” un po’ tutti alla sua prima stagione in Italia. Segue con attenzione il modello di calcio del Barcellona e pure il pragmatismo dell’amico Rafa Benitez. Di certo, ha dimostrato di saper essere leader all’interno dello spogliatoio: «I giocatori devono sentirsi bene – ha sempre detto -: mai dimenticare un compleanno, perché basta un gesto. Io educo come alleno, non dirigo ma discuto, correggo e accompagno». Fin qui, ha vinto sempre e solo in Francia, col Lille: un campionato nel 2010/11 e una Coppa di Francia nella stessa stagione. In Serie A, non è andato oltre a due secondi posti con la Roma, frenato sempre (in particolare il primo anno) dall’esuberanza della Juventus. Veterano per numero di panchine fin qui messe insieme: 523, compresa quella di stasera del Franchi, le sue percentuali raccontano di una percentuale di successi che sfiora quasi il 50% (47%), mentre le sconfitte sono arrivate solo nel 25% dei casi. Dopo il successo interno contro l’Empoli, di sabato scorso, ora c’è la Fiorentina, stavolta nelle zone altissime della classifica.
Sousa, portoghese di nascita e italiano d’adozione anche per il suo passato da calciatore, un po’ come Garcia, alla sua prima stagione italiana in panchina ha rovesciato tutte le prospettive. C’è stato l’intoppo del San Paolo, è vero – per altro anche con Basilea e Maccabi, le due società con cui ha vinto lo scudetto, l’ottava partita era sempre stata un tabù negativo – ma la sconfitta non ha scalfito le sue certezze, semmai le addirittura rafforzate. Gara numero 259 per il portoghese, dodicesima con la Fiorentina. Fin qui – al netto della gara contro il Lech Poznan di Europa League – sono arrivati successi nel 52% dei casi e sconfitte nel 24%. Con la squadra viola il risultato tabù è il pari, mai ottenuto in nessuna sfida. La media punti in Serie A è certamente la più alta dell’era Della Valle, 2,10, ma in linea con quella che era stata del Maccabi Tel Aviv (2,15). Pure lui, come Garcia, è assolutamente meticoloso nel portare avanti il proprio lavoro. Ogni dato viene inserito nel suo aggiornatissimo data-base, sulla base del cui studio e in relazione all’avversario studia ogni volta la formazione. Al Franchi è ancora imbattuto, sia lui che Tatarusanu: fin qui i gol incassati sono stati tutti in trasferta (3 a Torino, 1 a San Siro contro l’Inter e 2 a Napoli) e non ha intenzione di invertire il trend. L’obiettivo, intanto, è quello di rimettere in sesto Alonso, uscito anzitempo al San Paolo per un problema muscolare. E’ vero che Pasqual è praticamente pronto al rientro in campo, ma rinunciare allo spagnolo adesso pare davvero difficilissimo. La sfida è tutta tra di loro: l’anti-mourinho da una parte e quello che dello Special One sogna di raccogliere l’eredità, almeno quanto a titoli
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