Sousa contro Spalletti, sfida nella sfida
Luciano Spalletti, alla fine, domenica scorsa ha sorriso. Sembrava che Fiorentina e Roma potessero essere accomunate dallo stesso destino, quello del rinvio della gara di campionato – per altro le due squadre affrontavano le due genovesi -, invece a sorridere è stato il tecnico toscano. Perché ha visto la sua squadra prima sorridere, poi soffrire e infine reagire. Nel segno dell’intramontabile e Totti e pure di Dzeko. Destini opposti, insomma. Vittoria all’Olimpico, dopo oltre un’ora di snervante attesa per la Roma e viaggio di ritorno verso Firenze con la consapevolezza di doversi giocare ancora tutto per i viola. Il tutto alla vigilia della settimana europea, con la Fiorentina impegnata a Salonicco, nella bolgia del Tumba, e i giallorossi alla Doosan Arena di Plzen, retrocessi di lusso dopo gli schiaffi rimediati nel preliminare di Champions.
Paulo Sousa è atteso dall’esame più difficile, quello del campo. Perché è passato troppo tempo dalla gara vinta in camnpionato contro il Chievo, quando ancora in campo c’era Marcos Alonso e a risolvere è stato il guizzo di testa di Sanchez, e pure perché dopo le parole d’amore verso Firenze e la sua squadra c’è bisogno davvero di mettere la freccia e scattare per riprendere il terreno perso. Adesso che la sua rosa, come ammesso pubblicamente alla vigilia della partita contro il Genoa, è finalmente stata allargata, che in difesa la coperta non è più corta, mischiare le carte con il giusto turnover non dovrebbe essere particolarmente complicato.
Il lavoro più importante dovrà essere, semmai, quello psicologico. C’è bisogno di rafforzare il fortino del Franchi, di puntellare i varchi che rischiano di essere più fragili, perché nel giro di una settimana c’è il doppio test contro Roma e Milan. Spalletti da una parte e Montella dall’altra. Il tecnico giallorosso, sette giorni fa, ha abbattuto il muro dei 600 punti conquistati in campionato alla guida di un club: adesso sono 603, figli di 169 vittorie e 96 pareggi. Sousa, in Italia, è fermo a quota 40 gare (senza considerare la sfida di domenica scorsa, rinviata a data da destinarsi): 19 le vittorie e 10 i pareggi per un totale di 67 punti, con una media di 1,68 punti partita.
Un anno fa, al Franchi, vinse la Roma di Garcia: ad aprire le marcature fu Momo Salah, l’ex fischiatissimo dalla Fiesole poi a chiudere ci pensò Gervinho. A niente valse la rete di Babacar, in pieno recupero. Nel girone di ritorno, all’Olimpico, c’era già Spalletti e la sua rivoluzione aveva dato i frutti sperati. Quella sera molto incise l’infortunio di Borja Valero che Sousa aveva spostato a sinistra per trasformarlo nel tattico della sua squadra, ma stavolta la storia dovrà essere diversa. Serve ritrovare brillantezza, freschezza e la giusta dose di cattiveria, perché dopo le bella parole di tutti, adesso, servono i fatti. La difesa dei big portata avanti sul mercato, inevitabilmente, deve dare i primi segnali di rinascita. Sousa non ha dubbi e si fida dei suoi. Stavolta, a fermare il veterano della panchina, vuole provare ad essere lui.
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