Simeone, è l’ora di segnare
Strani scherzi del destino, quando il primo gol te lo fa segnare lontano da quella Firenze che tu speri di conquistare e il secondo pure, per di più nello stesso stadio, il Bentegodi di Verona. Giovanni Simeone, poi, si è progressivamente trasformato in cecchino casalingo. Magari non troppo continuo (non segna dal 5 gennaio e a Bergamo è stato criticato per un gol clamorosamente fallito), è lui il primo a riconoscerlo, ma di certo generoso quanto basta per cercare di rincorrere il pallone e servire pure l’assist al compagno. Ha segnato al Torino, poi alla Roma e anche al Sassuolo. Le due reti consecutive sono arrivate contro due grandi, da una parte il Milan, con il vantaggio viola poi cancellato da Calhanoglu, quindi in pieno recupero all’Inter. Fin qui è, tra i più impiegati, sempre titolare nelle 25 giornate giocate, magari sostituito (7 volte), ma pur sempre fulcro del gioco offensivo della Fiorentina. Giovanni, ora, ha una missione ben precisa. Ha scommesso col suo allenatore che avrebbe superato numero di marcature della scorsa stagione (12), la sua prima in Italia, quando tutto il Genoa giocava per lui, per costruire l’azione perfetta per la finalizzazione dell’argentino, e siccome il 13 non è numero che poi gli piace tanto, che avrebbe tagliato il traguardo delle 14 marcature, giusto per lanciare un segnale. Perché è vero che su di lui sono stati investiti diversi milioni (più o meno 16), ma è innegabile che col tempo il costo potrà essere ammortizzato senza troppe difficoltà. Compirà 23 anni il prossimo luglio e dunque potrà rappresentare oltre al presente anche una fetta importante di futuro. La corsa verso quel sogno chiamato Europa passa anche dalle sue giocate. Ed è lì, in campo internazionale, che Cholito punta ad arrivare. Si è tatuato lo stemma della Champions perché ogni giorno vuol vedere il traguardo che si è prefissato di raggiungere e Firenze è lo strumento più efficace per crescere e provare a sognare sempre più in grande, fin dritto al sogno di vestire la maglia della Nazionale maggiore. Sa bene di essere già nel mirino delle attenzioni del Ct Sampaoli ed al prossimo mondiale, quello in Qatar, spera di essere lui uno dei protagonisti con l’albiceleste. Prima, però, servono i suoi gol a Firenze. Gio non ha dimenticato quella scarica di adrenalina provata col Chievo nella gara d’andata: vantaggio viola dopo 6 minuti e “remuntada” veneta firmata Castro, con uno schiaffo che nessuno tra i viola ha dimenticato. Stefano Pioli è stato chiaro: mancano ancora diverse partite alla fine della stagione e per fare meglio del girone d’andata serve un successo intanto oggi, pure per trovare a riaccendere l’entusiasmo nella gente che progressivamente si è allontanata dal Franchi. Sia chiaro, gli aficionados ci son sempre, in casa come in trasferta (pure a Bergamo, alla fine, erano in 300 nonostante l’orario a ridosso della notturna), ma ora tocca alla squadra dare il segnale più atteso. Intanto oggi, perché l’ultima vittoria interna ormai è vecchia di due mesi, 3 dicembre col Sassuolo.
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