Senza lilleri non si lallera
Mercato sottovalutato, ora i problemi vengono a galla. Ciao Gino Menicucci, adesso divertiti nel “Paese dei Balocchi”.
GLI SGUARDI di Diego e Andrea Della Valle sembrano persi nella desolazione. In Tribuna, accanto al Sindaco Nardella, i due maggior azionisti della Fiorentina sembrano cercare una spiegazione: la Fiorentina gioca bene ma la Roma vince 2-1; che succede? Eh, succede che, come si dice da queste parti, “senza lilleri non si lallera”. E’ un vecchio adagio ma la morale è eloquente. Paulo Sousa fa un buon lavoro, i giocatori si impegnano ma se una squadra è la somma delle qualità dei singoli, contro Napoli e Roma la Fiorentina ha raccolto zero punti. Certo non sempre chi spende di più ha ragione e capita che si possa umiliare l’Inter del magnate tailandese ma è altrettanto chiaro che chi spende meno forse rispetterà il bilancio ma non deve illudersi. Può essere che il nostro errore sia stato quello di sognare ma siamo tifosi. La società dei Della Valle invece ha sottovalutato troppo il mercato. La fuga di Salah grida ancora allo scandalo. In difesa le mancanze sono evidenti. La Fiorentina farà un buon campionato ma per salire di categoria servono altri “lilleri”.
GINO MENICUCCI ci ha lasciato. Caro Gino, quasi Ginettaccio come quel suo omonimo imperatore assoluto delle scalate alpine. Gino è stato il primo arbitro “parlante”, ma sempre e soprattutto arbitro. Non sopportava la regola del silenzio. Riconosceva obbedienza solo verso lo “zio” Artemio Franchi di cui fu apostolo affezionato. Per il resto era uno spirito anarchico, indomabile, incontenibile. Fiorentino tutto d’un pezzo, anche se era nato a Parigi, ostentava la sua genia in faccia a tutti. Fiorentino di San Frediano, in campo sapeva fare il suo mestiere. Esigeva rispetto e rispondeva ai giocatori più impertinenti con l’antico linguaggio d’Oltrarno, senza peli sulla lingua e spesso senza freni. Pronto, scaltro, furbo non gli sfuggiva nulla. Con quella faccia larga come quella di Fernandel, arbitrava a “orecchio” come fanno i grandi direttori d’orchestra. Certo conosceva il regolamento ma nel vortice del gioco, dovendo decidere sull’attimo, improvvisava con il talento dell’arbitro di razza. Inventò i “falli di confusione” che servivano a togliere le castagne dal fuoco nei momenti più delicati. Da fiorentino si concedeva il vezzo di prendere parte al Calcio Storico. Figurante, arbitro e anche capitano di parte bianca, quella di S. Spirito. Tutto pur di stare in piazza in mezzo alla sua gente. Tifoso viola, avrebbe voluto cimentarsi anche in società mettendo a disposizione tutta la sua esperienza. Non c’è stata l’occasione né forse il tempo. Il suo negozio di giocattoli in via Guicciardini era quasi un bazar dove c’era sempre un angolo dedicato a Pinocchio, che era il suo personaggio preferito. Ecco ci piace immaginarlo così, lassù nel Paese dei Balocchi, con il fischio in bocca, sottobraccio alla Fata turchina, sotto un viola manto gigliato.
Massimo Sandrelli
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