Se n’è andata la nostra grande diga contro le paure, adesso siamo tutti più fragili
Doveva essere la trasferta del rilancio, nel tentativo difficile se non impossibile di riavvicinare l’ultimo vagone del treno che porta in Europa, invece la trasferta di Udine si è trasformata nella peggiore delle sconfitte. Niente gara, niente punti, ma la perdita di capitan Astori. Uno dei piloni della voglia di ricostruire in futuro viola. Lui che aveva accettato di restare ancora, di firmare un contratto più lungo per dare vita al nuovo ciclo. Ci credeva e voleva convincere i suoi compagni. Terribile perdita per Firenze e per la Fiorentina. Se ne è andato un uomo buono, una speranza. In più ha conficcato nel cuore della città una spina che fa sanguinare. In una stagione nella quale si spera di trovare certezze ci ha lasciato un uomo e un giocatore che sapeva e voleva fare da diga a tutte le paure e le preoccupazioni. Nessun dubbio: siamo più fragili, più deboli, con minori difese e speranze. Firenze se ne è accorta subito ed è accorsa al Franchi per regalargli un ultimo applauso. Meritatissimo.
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