Ritorno alla triste normalità
Una sconfitta brutta e cattiva, figlia di una settimana (anzi, di dieci giorni) in cui si è pensato che il peggio fosse ormai alle spalle. Il secondo tempo di Fiorentina-Spezia aveva illuso molti di aver finalmente trovato una squadra vincente. E allora si è parlato d’altro: di cene (vere o presunte) con improbabili allenatori del futuro, di mercato, di ristrutturazioni del Franchi. Ma purtroppo quest’anno la normalità della Viola è rappresentata dal primo tempo con la squadra di Italiano e da tutta la partita di Udine. Una gara inguardabile, contro, tra l’altro, un avversario infarcito di riserve. Il dubbio è che alla Dacia Arena la Fiorentina sia entrata in campo con l’idea che anche gli avversari fossero d’accordo con un salomonico pareggio. Ma la Viola di oggi non è una squadra in grado di dettare condizioni. Giocatori in gran parte sopravvalutati, alcuni privi di una decente tecnica di base (vedere, per esempio, punizioni e calci d’angolo tirati quasi tutti in maniera inguardabile). I pochissimi talenti presenti ormai appaiono vecchi e rotti (se poi arrivano a sostituirsi da soli…). Una società troppo proiettata su altro, sull’immobiliare, che deve capire che il calcio è prima di tutto palla e campo. Un allenatore che ha meno colpe di altri ‒ se con questa squadra hanno fallito tre tecnici una ragione ci sarà ‒ ma che forse comincia ad avere troppi dubbi e pochissime certezze.
Le scelte di Udine hanno convinto fino a un certo punto (se l’alternativa a Amrabat è Eysseric, meglio mandare in campo il marocchino). Anche la sostituzione di Castrovilli è stata probabilmente un errore (a meno che il giocatore non avesse problemi fisici). Però è anche vero che la rosa è corta, anzi, cortissima. Kokorin non è pronto (l’acquisto del russo resta per adesso un mistero). Callejon sembra ormai fuori dal radar dell’allenatore e assomiglia sempre più a un ex. Per ciò che riguarda Eysseric, ricordiamo che una rondine (vedi secondo tempo con lo Spezia) non fa primavera. A centrocampo Borja Valero può giocare solo a ritmi bassi, altrimenti sparisce. Le alternative sono poche e nessuna sembra essere in grado di cambiare le sorti della partita.
Prandelli dice che nelle ultime trasferte la squadra ha raccolto poco, ma le prestazioni ci sono state. Però con le prestazioni non si fanno punti e quindi classifica. E si rischia. Perché la paura, adesso, è che questa squadra non abbia la minima idea di cosa fare. Pensare di essere usciti dal tunnel e poi rientrarci potrebbe rappresentare un problema. La salvezza è ancora da conquistare, bene non parlare di scenari futuri ancora parecchio lontani. Tra l’altro, rispetto all’andata, in classifica mancano tre punti. E recuperarli con la Roma non sembra proprio agevole. La Viola quest’anno con le grandi ha quasi sempre fallito, a parte l’exploit di Torino. Ci vorranno tanta forza e coraggio, da ora in poi. E tanti attributi. Sperando che alla squadra sia rimasto qualcosa di tutto questo.
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