Re Mida Kalinic, l’indispensabile
Numeri da record per il croato, il terminale perfetto della squadra di Sousa. Con lui in campo la Fiorentina si trasforma.
Gli sono bastati appena 16’ per segnare una splendida doppietta e rimettere la Fiorentina in partita in un derby, quello con l’Empoli, che sembrava maledetto. E avrebbe anche realizzato la rete della vittoria se, al 32’ della ripresa, la sfortuna e la traversa non si fossero messe di mezzo, quando la tripletta pareva cosa fatta.
Nikola Kalinic è sempre più killer delle aree di rigore avversarie, l’Empoli è solo la sua ultima vittima. Il suo bottino di gol in campionato è salito a quota 9 (uno ogni 95’ di gioco), soltanto uno in meno del tanto osannato e strapagato Higuain. Complessivamente in stagione i suoi gol sono 10, considerato anche l’acuto in Europa League contro il Basilea.
Un nuovo Re Mida che trasforma in oro ogni pallone che tocca, un terminale perfetto al quale non si può più rinunciare a cuor leggero. Paulo Sousa, che lo aveva lasciato in panchina nella prima frazione contro gli azzurri, se n’è accorto giusto in tempo per evitare un bruciante ko nel derby. Se ne sono accorti anche i tifosi viola che, uscendo dallo stadio Franchi un po’ demoralizzati per il mezzo passo falso di domenica scorsa, si si sono consolati pensando proprio a quanto sia forte il loro centravanti. E a quante sino le sue virtù calcistiche: gioco di sponda, tecnica sopraffina, forza (a dispetto di un fisico non statuario), tempismo di testa e anche, e soprattutto, un insospettabile fiuto del gol che lo ha già portato ai vertici della classifica cannonieri della serie A.
Dicevano che fosse bravo, ma poco freddo sotto porta. Un giudizio che il croato sta smentendo a suon di prodezze. L’ultima massima sul suo conto parlava di un attaccante “da trasferta” poco prolifico sul terreno amico (dove non segnava dallo scorso 23 settembre). Ma lui ha ricacciato in gola ai suoi (pochi) critici anche questo giudizio affrettato, realizzando la sua prima doppietta al Franchi.
La sua poliedricità lo rende unico dunque è difficile paragonarlo a un mito del passato viola, ma è altrettanto difficile trovare, nella recente memoria, un attaccante più forte di lui. Questo Kalinic, in un’ipotetica classifica degli ultimi trent’anni, può tranquillamente posizionarsi dopo l’inarrivabile Gabriel Batistuta. Lo certificano i suoi gol, rifilati a tutte le tipologie di difese: da quelle “prestigiose” di Napoli e Inter, a quelle meno nobili di Sampdoria, Verona, Bologna ed Empoli. Insomma il numero 9 gigliato segna contro tutti e soprattutto mette in crisi con il suo modo di giocare, da centravanti-squadra, qualunque marcatore provi ad arginarlo, con le buone o con le cattive. Sono tanti, infatti, i cartellini gialli e rossi (già 2, con un rigore procurato) che ha fatto sventolare in faccia ai suoi controllori di turno. Per non parlare della sua capacità di trasformarsi anche in uomo-assist e di sacrificarsi nel pressing (percorre quasi 10 chilometri a partita, più di tutti gli attaccanti del nostro campionato).
Guardando i tanti nuovi arrivi dell’ultimo mercato della serie A, Kalinic merita indiscutibilmente l’etichetta di acquisto più azzeccato. Un affare nel vero senso della parola se si pensa che è stato pagato 5,5 milioni di euro e che, per venire a Firenze, si è addirittura tagliato lo stipendio di circa 800mila euro (anche se sta già recuperando a suon di bonus).
Ha un contratto fino al 2019, ma la Fiorentina farà bene a blindarlo, perché l’assalto nei suoi confronti da parte dei club più titolati è quanto mai scontato. E Paulo Sousa, ne siamo certi, ci penserà sopra più di una volta prima di rinunciarvi ancora, almeno finché resterà in queste condizioni smaglianti. Perché il sogno Scudetto passa anche dai grandi giocatori e Kalinic lo è indubbiamente diventato o, forse, lo è sempre stato e nessuno se n’era accorto prima.
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