Raschiare il fondo del barile
La divertente polemica “oriundi sì oriundi no” sembra fatta apposta per far venire a galla, in modo dirompente, il vero problema della Nazionale italiana. Stiamo ormai raschiando il barile, le scorte di giocatori italiani stanno finendo, bisogna correre ai ripari. Che fare se non andare a cercare parenti nostrani per Eder e Vazquez? Anzi, urge trovare prima possibile oriundi anche in difesa, dove la situazione si sta facendo davvero pesante. Tra gli altri è stato convocato Barzagli che, reduce da un infortunio lunghissimo, ha nelle gambe non più di mezz’ora di calcio giocato. E che, con grande sconcerto del ct Conte, ha dichiarato che dopo gli europei lascerà la Nazionale. Come ha già fatto il napoletano Maggio. Quindi, altro che polemica tra chi è convocabile e chi no usando come discriminante la nascita in Italia. Del resto − intrufolandosi nella discussione − l’ha detto anche il presidente del CONI Malagò: con un oriundo (Camoranesi per la cronaca) abbiamo vinto un mondiale. Quello del 2006. Dimenticandosi però cosa accadde nel 1958 quando riuscimmo, per la prima e unica volta, a non qualificarci per un mondiale. Quello di Svezia. Nella partita decisiva in Irlanda del Nord, il ct Foni presentò una squadra infarcita di oriundi e perse due a uno. Erano in campo Da Costa e Montuori, ma non solo loro. C’erano anche Ghiggia e Schiaffino, che avevano già vinto il mondiale del 1950 con l’Uruguay e chissà con quale amor di patria affrontarono la partita…
Quindi forse sarebbe stato bene per tutti non cominciarla nemmeno una discussione del genere. Qualche linguaccia ha sibilato velenosamente che Mancini abbia innescato la miccia per provare a allontanare per qualche minuto i riflettori minacciosamente puntati sul disastro Inter. Sicuramente non è così, ma di certo non si sentiva il bisogno di un altro motivo di discussione in un calcio, quello italiano, già saturo di polemiche. Anche se la “questione oriundi” è poca roba rispetto al resto. Fallimenti, scommesse, intercettazioni scottanti. Roba da far tremare i polsi.
E allora, per stemperare un po’ la tensione, vi sveliamo che in una recente intervista Moggi, fresco di prescrizione per calciopoli, alla domanda “Pensa di tornare nel calcio? Che progetti ha?” ha risposto con un laconico e un po’ minaccioso “Vediamo”.
Il possibile ritorno di Lucianone oscura quello degli oriundi. Forse, invece di raschiarne il fondo, sarebbe bene chiuderlo. Il barile.
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