Prima il Deli(ri)o, poi lo schiaffo a Ljajic. La parabola viola del signor Rossi
A Salerno lo chiamano ancora il “Profeta”, con la Lazio vinse la Coppa Italia. Ma in Riva all’Arno la storia finì malissimo. Stasera torna al Franchi da avversario.
Di miracoli sportivi ne ha costruiti diversi, a cominciare dalla sua prima esperienza, sulla panchina della Salernitana, quando prima ancora della promozione, riuscì a riportare entusiasmo tra la gente. Qualche volta Delio Rossi ha avuto bisogno di più tempo, ma raramente ha fallito. Col Bologna ha riconquistato anche la Serie A, al termine di una stagione lunga e complicata, dopo che la Samp qualche tempo prima lo aveva esonerato per via….di un altro Rossi, Giuseppe. Due gol, quelli, che furono fatali al tecnico romagnolo. Sulla panchina viola, nonostante qualche lampo di sereno, Delio invece è naufragato, cancellato dal peso dello schiaffo rifilato a Ljajic in una notte di assurda follia. E dire che era stato l’allenatore acclamato dalla gente, stanca di Mihajlovic e di un feeling mai nato. La sua stagione in pochi la vogliono ricordare. I numeri, però, raccontano anche di una storia parallela, per quanto sovrastata da una classifica incredibile. Sì, perché Rossi è stato l’uomo della prima vittoria dell’era Della Valle a San Siro col Milan e pure l’artefice del successo contro la Roma all’Olimpico. La salvezza la conquistò matematicamente Guerini, seduto in panchina come terzo traghettatore della stagione, ma pure Delio ci mise del suo. Il licenziamento all’indomani dello schiaffo rimediato a Ljajic è stato il peggiore dei finali possibili.
Quando cominciò la sua avventura di allenatore, nel 1993,il signor Rossi voleva diventare qualcuno. Era il 26 luglio, la Salernitana, allora in C1, era in ritiro ad Alberé di Tenna, in provincia di Trento. Rossi si trovò di fronte al compito di dover sostituire Sonzogni. Ex calciatore del Foggia di Zeman e poi stretto collaboratore del tecnico boemo; sembrò quasi un predestinato al contrario, di quelli mandati in campo per provare a placare gli animi. In pochi mesi riportò l’entusiasmo. Alla fine della stagione, quando la Salernitana si prese l’accesso ai play off per la promozione in A, lo stadio Arechi non aveva neppure un posto libero. Tornò a Salerno nel 1997 e con una cavalcata straordinaria (stabilì il record di punti per quei tempi in serie B) conquistò una nuova promozione in A: Rossi diventò per tutti il Profeta.
Quasi 10 anni dopo, nel gennaio 2002, fu chiamato a Lecce. Non riuscì ad evitare la retrocessione in serie B, ma un anno più tardi c’era sempre lui a guidare il gruppo che conquistò la promozione. In A batte pure due big, la Juventus al Delle Alpi (fu quella la prima volta per i salentini) e l’Inter al Via del Mare. Il resto è storia moderna. C’è stata la Lazio. Qualificazione prima in Europa League, quindi anche in Champions, vittoria della Coppa Italia che gli è valsa un’onorificenza da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e sigillo nel derby della capitale, con primo il poker della storia dei biancocelesti alla Roma in campionato. A Palermo,viene scelto per sostituire Walter Zenga e qui l’unico grande rimpianto è quella Coppa Italia sfuggita contro l’Inter. Con la Fiorentina, invece, la storia è finita addirittura in tribunale. Il giudice ha dato ragione alla società dei fratelli Della Valle, escludendo però il risarcimento richiesto dall’allenatore. A Bologna ha ricominciato a ricostruire il suo miracolo, ma stavolta toccherà ai viola metterlo in stand by. Almeno per un turno.
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