Perché questa non è una partita come le altre…..

Perché questa non è una partita come le altre…..

Firenze, ore 6.45. Filippo si sveglia come ogni mattina. Barba, doccia, caffè. La giornata inizia come tante altre. Ma il suo pensiero è già fisso alla sera. Si gioca Fiorentina-Juventus e non è mai un giorno uguale agli altri. Anni di battaglie, di sfide, di sfottò, di vittorie clamorose e di sconfitte indecorose. Sempre a difesa dei colori viola. Da oltre venticinque anni. Per il momento però, meglio non pensarci. Giubbotto, casco e via, verso la routine quotidiana. Sorrisi di circostanza con i superiori che passando sfrecciando tra i corridori degli uffici. Filippo guadagna la macchinetta dei caffè ed incontra, come un appuntamento immancabile, i colleghi di sempre.

“Allora, tutto pronto per stasera?”.

“Certo, ci siamo già organizzati. Si esce alle 18 e poi dritti di volata allo stadio. La sciarpa è nel motorino, una birra e un panino ci aspettano per ammazzare l’attesa”.

“Però è dura stasera eh…”.

“Si, ho capito è dura, però s’è sempre vinto noi a Torino. E ci s’ha du risultati su tre!”.

“E lo so, ma quelli un mollano mai nulla, l’hai visto Marchisio? Pareva distrutto e sta meglio di Gigi che gl’è in malattia da un mese!”

“Oh, e icchè t’ho a dire! Aimmeno un c’è Pobga!”.

“Davvero, certo un cognacchino subito a Pirlo, visto come gl’è andata l’anno scorso in Europa…”.

“Oh, e vorrà dire che ci penserà Salah”.

“Mah, speriamo…”.

“E c’è un’allegria pare si sia perso noi… Gnamo su, che c’è da lavorare…”.

“Gnamo va, che gl’è meglio, ci si vede dopo…”.

“A dopo…”.

La mattinata scivola via tranquilla. Le ansie sono accantonate fino all’ultimo, quando sull’orologio là in fondo appeso alla parete segna le 17 e 49. In fretta e furia, Filippo finisce le ultime pratiche e libera la scrivania. Un cenno con la mano dietro la vetrata dell’ufficio del direttore, poi uno scatto lungo il corridorio. Le scale fatte a due a due, finalmente il parcheggio. Di nuovo il casco e tramite la viseria, un cenno del capo ai colleghi con cui ha fissato dalla mattina. Si parte.

Immagini scorrono veloci come le case dalle parti. La tripletta di Rossi, la punizione di Pirlo, l’infamia dello zero cinque, il gol di Osvaldo al novantatreesimo.

Lo stadio è lì. Si parcheggia. Bandiere che già sventolano sulla cima della Curva Fiesole. Gente che sbuca da ogni dove e minuto dopo minuto popola i dintorni. Le file ai tornelli iniziano a formarsi. Qualche coro sporadico si alza spontaneo. Finalmente Filippo è dentro la curva. Con gli amici di sempre pronto a sostenere la squadra ancora una volta. Nella partita più importante. Dove in palio, non ci sono i tre punti, ma una finale. Per vendicare quella dello scorso anno. Una sigaretta si accende. La Partita… sta per iniziare. Domattina, un’altra pagina di storia sarà raccontare.

Alba, ore 6.25. Stefano si sveglia come ogni mattina. Barba, doccia, caffè. La giornata inizia come tante altre. Ma il suo pensiero è già fisso alla sera. Si gioca Fiorentina-Juventus e non è mai un giorno uguale agli altri. Anni di battaglie, di sfide, di sfottò, di vittorie clamorose e di sconfitte indecorose. Sempre a difesa dei colori viola. Da oltre venticinque anni. Uno dei fedelissimi della Fiorentina, circondato ogni giorno da juventini. Per il momento però, meglio non pensarci. Stefano entra in macchina e via, verso la sua ditta. Entra con calma, tanto sa già che tra i vari dipendenti qualche discussione verrà fuori. Infatti, non ci vuole molto. Basta arrivare alla macchinetta del caffè.

“Buongiorno Capo”.

“Buongiorno, ragazzi”.

“Tutto bene?”.

“Vai su, ormai vi conosco. Dove vogliamo arrivare?”.

“Capo, stasera si vince in casa vostra!”.

“Ma lo sapete che all’andata avete perso?”.

“Si, ma tanto noi quest’anno si prende tutto. Champions ora con il Monaco si va in semifinale, lo scudetto e già nostro e dopo stasera si alza anche la Coppa Italia”.

“Luca, ma che sei davvero sicuro?”.

“Guarda, capo, guarda qua!”.

Sul braccio, appare un tatuaggio. Lo stemma della Juventus.

“Va bene. Ma intanto se Bonucci e Chiellini giocano come in nazionale, Salah non lo vedono nemmeno!”.

Luca, accusa il colpo, ma torna alla carica.

“C’è anche Marchisio, un centrocampo come il nostro non ce l’ha nessuno!”.

“Ti ricordo, che una settimana dopo vai a giocare con il Monaco. Preferisci la semifinale di Champions o la Coppa Italia? E ora ragazzi, forza… a lavoro!”.

La mattinata è un susseguirsi di telefonate e messaggi da parte di tutta Alba e dintorni bianconera. Stefano tiene botta e si limita a rispondere senza forzare troppo la mano. Ma l’agitazione continua a montare. Non sono neanche le 17 che decide di tornare a casa. Un saluto veloce e poi via. Doccia e immagini storiche delle più belle gare della Fiorentina. I ricordi delle prime trasferte, il difendere i proprio colori anche a quattrocento chilometri di distanza. Quelle gare in Europa vissute da protagonisti, in attesa finalmente di alzare un trofeo e sbatterlo in faccia a chi, fin da piccolo, ti ha sempre deriso per la tua fede calcistica. Intanto il tempo passa  e l’inizio della partita è ormai arrivato. Suonano alla porta, ecco gli amici di sempre per vedere la partita insieme. Una birra ghiacciata è già pronta sul tavolo. Eccolo il Franchi. Gremito di gente e Filippo è lì, come uno di loro a soffrire fino alla fine. La Partita… sta per iniziare.

Domattina, un’altra pagina di storia sarà raccontare.

 

di Federico Pettini

Francesca Bandinelli

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