Paolo Valenti, il volto umano del giornalismo sportivo
Avrebbe voluto “confessarlo” in diretta tv, davanti a milioni di telespettatori, nella sua ultima conduzione di 90° Minuto, ma la malattia non glielo ha permesso. Paolo Valenti era tifoso della Fiorentina, una passione che riuscì a tenere nascosta al grande pubblico fino alla fine della sua vita. A rivelarla fu un altro mito del giornalismo sportivo, Nando Martellini, la domenica successiva alla sua morte. Un annuncio che colpì Firenze e i tifosi viola che gli dedicarono uno striscione nel corso di Fiorentina – Lecce del 25 novembre 1990: “Paolo, al 90° lo abbiamo saputo, viola con classe e dignità”. Valenti era scomparso 10 giorni prima, il 15 novembre, e da quel giorno la trasmissione 90° Minuto non fu più la stessa.
Fu lui a idearla, nel 1970, insieme a Maurizio Barendson e Remo Pascucci. L’idea era quella di creare una trasmissione che facesse vedere le sintesi delle partite di serie A a tempo di record (per i mezzi di allora) e che raccontasse il calcio a misura di tifoso. E fu un grandissimo successo perché 90° diventò un appuntamento irrinunciabile della domenica, con i suoi corrispondenti volutamente naif e quel conduttore pacato e rassicurante che sapeva sdrammatizzare le polemiche e ironizzare sui sermoni, post filmati, dei vari commentatori. Tonino Carino da Ascoli, Marcello Giannini da Firenze, Luigi Necco da Napoli, Giorgio Bubba da Genova e tantissimi altri personaggi pittoreschi che sono entrati di prepotenza nelle nostre domeniche, orchestrati da Paolo Valenti, “il nonno” o forse “lo zio” del mondo del calcio di quegli anni. Un professionista che rappresentava il volto umano di un giornalismo mai urlato e comunque coinvolgente a tal punto che tutti correvamo via dallo stadio per non perdersi neppure un secondo della sua trasmissione. Oggi, 15 novembre, sono passati 28 anni dalla sua morte, eppure noi che lo abbiamo seguito davanti alla tv conserveremo il suo ricordo per sempre lì, in un pezzettino di cuore.
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