La strana domenica di Borja Valero
L’estate è scivolata via scandita dal suo nome. Il binomio è stato sempre lo stesso: Borja Valero-Roma, con la Fiorentina pronta nel ribattere ogni volta, fino alla famosa storia del «Io in casa d’altri non entro mai, semmai al massimo busso» coniata da Pantaleo Corvino. Luciano Spalletti, nemmeno un mese dopo la fine della stagione, dagli stand di Pitti Immagine Uomo, non poté nascondere il suo gradimento nei confronti dello spagnolo, sarebbe stato impossibile. Era il 17 giugno: «Borja Valero – disse – mi piace moltissimo. Potrebbe giocare sia alla Roma che al Bayern Monaco o al Chelsea, ma la Fiorentina non lo vuole far partire. Sarebbe, per noi, un’operazione impossibile».
A lavorare ai fianchi dell’entourage dello spagnolo, però, non è mai stato il tecnico toscano, semmai la dirigenza giallorossa, salvo poi frenarsi al momenti di bussare. Eppure il tormentone è durato per tutto il tempo, tre mesi interminabili, durante i quali lui, il diretto interessato, ha continuato a pubblicare sulle sue pagine social immagini con tanto viola dentro. La risposta della città gli è arrivata forte e chiara in occasione della prima gara della stagione, col Chievo, nella notte delle celebrazioni per i Novant’anni di storia del club: «Le bandiere non si vendono, si blindano. Borja per sempre con noi». Lo spagnolo, circondato sempre dall’affetto della famiglia, d’adozione fiorentinissima pure lei, non si è mai preoccupato di niente. Ha sempre pensato al campo. Cuore e intelligenza tattica.
In Serie A, nelle quattro stagioni precedenti e in questo avvio di campionato, ha saltato appena 19 gare sulle 154 complessivamente giocate dalla Fiorentina, poco più del 12%. Sommando tutte le presenze, Borja è mancato pochissimo: 86% di partecipazioni, quasi tutte dal primo minuto, garanzia assoluta per chiunque, compagni e tifoseria. Ha un contratto in scadenza nel 2019, quando all’anagrafe il todocampista avrà 34 anni. Nel frattempo si dovrà decidere cosa fare, perché il suo sogno, almeno fino a qualche tempo fa, era proprio quello di chiudere la carriera in viola, pronto subito dopo a sedere dietro una scrivania.
Dalla sua parte si è schierata una città intera, non ultimo attraverso il messaggio della Curva Fiesole. Perché il capitano, hanno scritto gli ultrà, non può essere liquidato così come accaduto con Pasqual. Adesso, sogna solo, di riprendersi lo scenario, tornando a battere una big. La scorsa stagione, all’Olimpico, dopo la sua uscita dal campo per un infortunio vide la sua squadra franare su se stessa, ma stavolta dovrà essere diverso. Certo, il corteggiamento di una big, di una squadra che solo fino a qualche settimana fa sognava di entrare nell’Europa che conta, non può che averlo lusingato, ma adesso, quella stessa big c’è da metterla all’angolo del ring. Per orgoglio, ma soprattutto con il cuore.
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