La leggenda di Ferruccio Valcareggi
Domani (12 febbraio) Ferruccio Valcareggi avrebbe compiuto cent’anni, un secolo. Era nato, infatti, nel 1919 a Trieste. Invece ci ha lasciato troppo presto. Se ne è andato, infatti, più di tredici anni fa, il 1 novembre 2005 a Firenze, la città di sua moglie e dei suoi figli e nella quale aveva scelto di vivere una volta smesso di giocare e di allenare. Valcareggi è stato un buon giocatore e un ottimo allenatore, uno di quelli che hanno fatto la storia del calcio mondiale. E’ stato l’unico tecnico a portare l’Italia alla conquista del campionato europeo del 1968, battendo in finale la Jugoslavia (nella ripetizione del match; il primo era finito 1-1) per 2-0 con i gol di Anastasi e Riva. E c’era lui sulla panchina azzurra a Città del Messico, quando il 17 giugno 1970 la Nazionale superò la Germania 4-3 ai tempi supplementari nella semifinale dei campionati del mondo in una delle partite più emozionanti della storia del calcio. In finale la sconfitta con il Brasile per 4-1 maturò solo nell’ultima mezzora con gli azzurri stanchi per le fatiche della sfida con i tedeschi. E in tutte queste partite storiche in campo c’era il capitano della Fiorentina Giancarlo De Sisti. Uccio – questo il suo soprannome – ha iniziato la sua carriera di giocatore nella Triestina, la squadra della sua città. La Fiorentina lo acquistò dal club alabardato nell’estate del 1940, quando in Italia la seconda guerra mondiale era iniziata da pochi mesi. Valcareggi era una mezzala, il classico regista, un allenatore in campo anche quando giocava. Indossava, per lo più, la casacca numero otto. Ha giocato al suo arrivo a Firenze insieme a Romeo Menti, scomparso nella tragedia di Superga con il grande Torino. Con lui fu protagonista, alla sua seconda partita in maglia viola, del successo per 2-0 a Napoli. Le reti le firmarono proprio Valcareggi e Menti. In quel campionato Uccio non saltò nemmeno una partita. Perciò era in campo anche il 4 maggio 1941 quando al Berta, l’attuale Franchi, all’ultima giornata la Fiorentina battè la Juve per 5-0. Ed era in campo anche due settimane più tardi, quando sempre al Berta i viola batterono i bianconeri negli ottavi di finale di Coppa Italia per 5-3. Con la Fiorentina ha disputato 122 partite di campionato, realizzando 27 reti, dal 1940/41 al 1942/43 e, poi, nel 1947/48. Durante la guerra giocò nel Milan e subito dopo nel Bologna. Poi tornò a Firenze nell’estate del 1947 e vi rimase una stagione. Ma la sua avventura all’Arno proseguì poi come allenatore. Guidò la Fiorentina nel campionato 1962/63, portandola al sesto posto. Ma nella stagione successiva fu esonerato dopo una sconfitta a Vicenza il 23 ottobre. Tornò a Firenze nel dicembre 1984 per sostituire De Sisti una settimana prima della sfida con la Juve al Comunale pareggiata 0-0. E in un’annata non molto brillante si tolse comunque la soddisfazione di battere i bianconeri a Torino nel girone di ritorno per 2-1 con i gol di Cecconi e Passarella. Concluse il campionato al nono posto ma portò la Fiorentina alle semifinali di Coppa Italia (eliminata dalla Sampdoria). Il 26 giugno 1985 a Marassi con i blucerchiati nel match perso dai viola per 3-1 si concluse l’avventura di Uccio con la Fiorentina, un’avventura iniziata quarantacinque anni prima.
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