La delusione è cocente. Ma adesso si deve ripartire. Da dove? Dalla qualità
La notte appena trascorsa non ha certo attenuato la delusione, ma ha raffreddato un po’ la mente. Quel che basta per cercare di analizzare uno dei momenti più difficili della lunga storia viola. Una storia ultimamente costellata di sconforti più che di vittorie (per parafrasare il nostro Inno). Sconforti come la beffarda sconfitta di ieri sera nella finale di Conference, talmente incredibile a guardare le statistiche della partita (68 per cento di possesso palle e 17 tiri contro 4, tanto per citare le più clamorose) da sembrar di essere su scherzi a parte. Ma purtroppo la sconfitta è reale, così come lo era stata quella nell’altra finale di Coppa Italia, altrettanto ben giocata e persa, contro un avversario per la verità più forte. Insomma la Fiorentina, dopo 60 partite e tante illusioni, è rimasta con il classico cerino in mano. Tutta colpa delle solite ingenuità difensive e di una incapacità di tradurre in rete l’enorme sforzo offensivo prodotto. E adesso come la mettiamo? Come è possibile rialzarsi dopo un tale scempio? Di chi è la colpa? Dei giocatori non all’altezza? Di Vincenzo Italiano? Della società? Forse la colpa, come lo sono stati i meriti, è da suddividere in tutte le componenti. Ma cercare uno, o più responsabili serve a poco. Ciò che serve è ripartire dalle certezze (e secondo noi il tecnico, seppur con i suoi difetti, è una di queste) e investire forte sulla qualità per non disperdere quanto di buono (e di buono c’è stato tanto) fatto in questa stagione interminabile. Perché l’entusiasmo dimostrato dal popolo viola per l’ennesima volta anche a Praga, merita di essere assecondato e, se possibile, dilatato. Deprimerlo sarebbe un delitto. Questo gruppo, insieme al suo popolo, ha dimostrato di avere un cuore e una carica enormi. Adesso diamogli più qualità, anche cedendo alcuni pezzi per rimpiazzarli con elementi altrettanto forti e scelti con cura da una società con i conti in regola che ha forza economica. Per riprovare, tutti insieme, l’assalto a quei trofei che ci sono sfuggiti per una questione di dannati centimetri.
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