IL VINO: Nutriente prezioso anche per lo Sportivo
Spesso molta gente mi domanda se il vino può essere consumato durante un periodo di allenamento, oppure se può essere inserito in un programma nutrizionale.Ovviamente il consumo di questo nettare degli dei dipende anche dal metabolismo personale. Se un soggetto ha una intolleranza al vino non può inserirlo nel suo programma personale.
A questo punto molti si domandano, ma il vino fa bene? O fa male? È saggio inserirlo nelle tavole di tutti i giorni?
Facciamo una piccola introduzione, anche storica, per capire il dono prezioso che ci ha fatto la natura, inoltre questo è un periodo molto importate per il vino visto che inizia la vendemmia.
Il termine “vino” ha origine dal verbo sanscrito vena (“amare”), da cui deriva anche il nome latino Venus della dea Venere. È comunque accertato che la produzione su larga scala di vino è iniziata poco dopo il 3000 a.C., quindi circa 5000 anni fa. I primi documenti riguardanti la coltivazione della vite risalgono al 1700 a.C., ma è solo con la civiltà egizia che si ha lo sviluppo delle coltivazioni e di conseguenza la produzione del vino. La Bibbia (Genesi 9,20-27) attribuisce la scoperta del processo di lavorazione del vino a Noè: successivamente al Diluvio Universale, avrebbe piantato una vigna dal cui frutto fece del vino. L’impero romano dà un ulteriore impulso alla produzione del vino, che passa dall’essere un prodotto elitario a divenire una bevanda di uso quotidiano. In questo periodo le colture della vite si diffondono su gran parte del territorio e con l’aumentare della produzione crescono anche i consumi. Ad ogni modo il vino prodotto a quei tempi era molto differente dalla bevanda che conosciamo oggi. A causa delle tecniche di conservazione (soprattutto la bollitura), il vino risultava essere una sostanza sciropposa, molto dolce e molto alcolica. Era quindi necessario allungarlo con acqua e aggiungere miele e spezie per ottenere un sapore più gradevole. Con il crollo dell’Impero Romano la viticoltura entra in una crisi dalla quale uscirà solo nel Medioevo, grazie soprattutto all’impulso dato dai monaci benedettini e cistercensi. Proprio nel corso del Medioevo nasceranno tutte quelle tecniche di coltivazione e produzione che arriveranno praticamente immutate fino al XVIII secolo, quando ormai la produzione ha carattere “moderno”. Ciò grazie alla stabilizzazione della qualità e del gusto dei vini, nonché all’introduzione delle bottiglie di vetro e dei tappi di sughero. Nel XIX secolo l’oidio e la fillossera, malattie della vite provenienti dall’America, distruggono enormi quantità di vigneti. I coltivatori sono costretti a innestare i vitigni sopravvissuti sopra viti di origine americana (Vitis labrusca), resistenti a questi parassiti, e ad utilizzare regolarmente prodotti fitosanitari come lo zolfo. Nel Novecento invece si ha, inizialmente da parte della Francia, l’introduzione di normative che vanno a regolamentare la produzione (origine controllata, definizione dei territori di produzione, ecc.) che porteranno a un incremento qualitativo nella produzione del vino a scapito della quantità. Il vino non deve essere consumato in dosi eccessive perché l’alcool agevola la formazione di cancro soprattutto a colon, retto, seno, cavità orale e stomaco. L’alcool non deve superare il 5% dell’energia totale per gli uomini, ad esempio 2 birre da 250 ml o 200 ml di vino in un giorno. Nelle donne la quantità assumibile si aggira intorno al 2,5%. Consumato in dosi giuste è un antitumorale, in dosi eccessive promuove il tumore. D’altro canto, il consumo limitato di vino (due bicchieri al giorno), sembra avere effetti positivi sulla salute: riduce il colesterolo LDL e aumenta l’HDL (quello “buono”), inibisce l’aggregazione piastrinica (effetti attribuiti all’alcool); inoltre è una fonte di polifenoli, in particolare il resveratrolo, sostanza anticancerogena ed aiuta a mantenere libere le arterie. Ecco perché il vino viene considerato un antitumorale delizioso, ovviamente con un consumo moderato. I vini possono essere classificati sia in funzione del vitigno (varietà di vite utilizzata per la produzione) che in funzione della zona di produzione. I vitigni più famosi e diffusi nel mondo (i cosiddetti “Vitigni internazionali” o “Alloctoni”) sono fra i rossi il Cabernet-Sauvignon, il Cabernet Franc, il Merlot, il Pinot Noir, lo Zinfandil e il Syrah; tra i bianchi il Sauvignon, lo Chardonnay, il Muscat ed il Riesling. Le zone di produzione più famose nel mondo sono, oltre alle diverse regioni dell’Italia, il Libano, la provincia di Bordeaux, la Borgogna, la Champagne e l’Alsazia in Francia, La Rioja e Toro in Spagna e la Napa Valley in California. Ci sono delle norme importanti per la salute da rispettare quando a tavola beviamo questo nettare degli dei: il vino giovane non si mescola con l’acqua; il ghiaccio può avere degli effetti collaterali per il sistema nervoso, per i reni, per i denti e la vescica; è meglio bere prima i vini deboli poi quelli gagliardi; più il vino è gagliardo più il cibo deve essere forte; non superare i 5-6 g per kg di peso corporeo; se associato ai temperamenti, il vino avrà un migliore effetto salutare. Dagli studi che ho condotto con la Società di Ricerca scientifica Ermete S.r.l. il temperamento bilioso è associabile con un vino medio non superiore ai 10°, il temperamento linfatico può bere un vino gagliardo anche superiore ai 10°, il temperamento nervoso deve bere un vino sui 10° come anche il temperamento sanguigno. Anche l’abbinamento del vino con le pietanze è importantissimo, perché si modifica il pH, è bene ad esempio abbinare vini acidi a piatti grassi e vini secchi con il pesce.
Quindi possiamo affermare con tranquillità che sulle tavole degli sportivi un po’ di vino genuino fa molto bene alla salute.
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