Hall of Fame Viola, i brividi di una notte che non si dimentica
Nei momenti difficili la storia è salvifica. E’ la bussola che ti orienta nella giusta direzione e per fortuna c’è il Museo Fiorentina che, anno dopo anno, celebra la storia viola attraverso la serata della “Galleria degli Onori”… Una notte di cui sentivamo forte la mancanza, visto che a causa della pandemia non era andata in scena per due edizioni, e che forse per questo ci ha riempito ancora di più il cuore, rinfrancandoci dalle delusioni del presente.
I brividi sono arrivati subito robusti, attraverso il ricordo iniziale di chi ci ha lasciato in questo terribile periodo: Beldì, Brizi, Orzan, Magnini, Maraschi, Rialti, Carrai, Diomedi, Marradini, Pagni, Rimbaldo, Rizzo, Rossi, Sassoli, Vitali e Vuturo. Personaggi che resteranno sempre con noi, vivi nella memoria.
Poi sul palco è salito Claudio Ranieri, riportandoci a quell’epoca d’oro in cui, risalendo dall’inferno della serie B, siamo tornati a “riveder le stelle”. E a vincere trofei che mancavano da 21 anni.
“Ho girato il mondo – ha detto l’ex allenatore della Fiorentina dal 1993 al 1997 – ma Firenze avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. Come i tifosi viola che con la loro critica costruttiva ti spingono a dare sempre qualcosa in più del massimo. E poi ti ripagano, aspettandoti allo stadio in 40mila alle tre di notte”. Già, quella notte chi se la scorda… Leggende che si tramanderanno per sempre, come quella di Sergio Carpanesi, il più giovane giocatore della prima Fiorentina campione d’Italia: Sarti, Magnini, Cervato… e Carpanesi che, ragazzino di belle speranze, riusciva, di tanto in tanto, a entrare in campo tra quei mostri sacri, nonostante si giocasse in undici senza riserve. Campioni anche di umiltà, come Claudio Desolati che a 17 anni metteva a sedere un certo Dino Zoff, segnando il gol vittoria sulla Juve. Mentre all’Inter ne faceva addirittura 3 in un colpo solo. “Deso”, premiato da Claudio Merlo, quasi si stupisce di un riconoscimento che, invece, si merita tutto. Come lo merita Celeste Pin, nove stagioni in mezzo alla difesa viola, a onorare una maglia che gli è rimasta tatuata sulla pelle. Onorata, anche fuori dal campo, da uomini (prima che cronisti) del calibro di Raffaello Paloscia, maestro di giornalismo che il primo “pezzo viola” lo ha scritto nel 1951 e che oggi, a oltre 94 anni, ci regala la sua formazione tipo della Fiorentina di tutti i tempi, con fantastica lucidità. A proposito di uomini che hanno fatto la storia viola, fuori dal terreno di gioco, l’Ordine del Marzocco premia anche il professor Roberto Pepino. Emozioni finite? Niente affatto, perché il 15 ottobre scorso Giancarlo Antognoni ha festeggiato i 50 anni dal primo giorno in cui s’infilò la maglia viola in serie A, un anniversario celebrato con un video da pelle d’oca, che ha ripercorso tutta la storia gigliata dell’Unico 10, infiammando il cuore suo e di tutti i presenti. Prima dello show del grande Sebastien Frey, portiere sublime e anche perfetto “animale da palcoscenico”. Tra le battute sul coro dedicato ai suoi famosi capelli e la memoria delle notti magiche d’Europa, ad Anfield e Goodison Park. E’ il gran finale di una serata che non si dimenticherà perché, come ha sintetizzato l’impareggiabile telecronista Massimo Marianella, “Loro non invecchieranno mai, resteranno sempre gli stessi nei nostri ricordi, perché la Hall of Fame è esattamente questo”.
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