Gianfelice Facchetti: “Chiesa forte e corretto. Merita la fascia di capitano”
Giacinto Facchetti è l’emblema del capitano: Inter, Nazionale, trofei. Un campione che andava al di là dei colori e dei campanili e che, con la sua signorilità, raccoglieva consensi in tutto il mondo del calcio. Oggi il figlio Gianfelice, attore e regista, ci aiuta ad analizzare proprio il tema della fascia di capitano, in vista della sfida tra la squadra di cui suo padre è ancora un simbolo e la Fiorentina.
Gianfelice Facchetti, parlare di Inter, parlare di capitani: impossibile, in questo momento, non parlare di Mauro Icardi.
“L’idea di ciò che è successo se la sono fatta tutti, a prescindere dai risvolti successivi. Negli ultimi due mesi c’è stata una escalation di passaggio non propriamente azzeccati. Adesso è da vedere se il giocatore avrà un minimo di autocritica, il rispetto della posizione. E dovrà pesare anche il rapporto con chi lo gestisce con pretese: spero che torni quello di prima, professionale”.
La Fiorentina, per oltre un mese, sarà orfana di Pezzella: è la mancanza di un leader…
“Sicuramente un leader è fondamentale. Hanno tratto tanto dalla perdita di Astori, trovando un bravo allenatore, anche dal punto di vista umano. Pioli ha costruito una leadership allargata, una ‘banda di giovani’ che si compensano e si caricano a turno”.
La fascia è passata sul braccio di Federico Chiesa, già simbolo, ma con poca esperienza.
“Mi ha sempre dato l’impressione, conoscendo da dove viene, di non andare mai sopra le righe. Il padre Enrico è stato un atleta sempre a modo, il figlio gli assomiglia. Ha gestito bene la popolarità improvvisa, non credo pesi la responsabilità, anche se è sicuramente giovane”.
Lo vorrebbe all’Inter?
“Per forza, è forte! Devo dire che quando, due anni fa, si parlava del possibile trasferimento di Bernardeschi all’Inter, l’idea mi piaceva. Credo che Chiesa sia ancora più forte. Dobbiamo muoverci, serve il mix giusto e Chiesa sarebbe un acquisto azzeccato. Anche perché, un altro alla Juventus, anche per la Fiorentina…”.
Prendendo spunto dagli ultimi casi, quali differenze ci sono tra i capitani di ieri e di oggi?
“Sarò sincero: quando venne data la fascia a Icardi, qualcuno cercava le differenze. Io non vorrei fermarmi all’apparenza, conta la sostanza. Icardi non ha mai fatto mancare i gol, soprattutto in un momento difficile con il doppio cambio di proprietà. Oggi c’è una dimensione che accompagna l’essere calciatore, che rischia di complicare il ruolo stesso. I giocatori devono essere attenti a quello che si racconta fuori dal campo, una volta era più concesso sbagliare: sono un racconto costante, devono esserne consapevoli”.
Da attore e regista, ha un titolo per Fiorentina-Inter?
“Dovrei pensarci un po’ (ride, ndr). È sempre stata una classica, fin da quando ero piccolo. Il Franchi porta grandi insidie, da Firenze non si esce mai a cuor leggero. Ho sempre provato simpatia per la Viola: quando andavo al mare, durante l’infanzia e l’adolescenza, c’erano tanti calciatori della Fiorentina, tra cui Antognoni”.
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