Gemelli da una vita
Non solo anti juventinità, il sodalizio fra tifosi viola e granata comincia dopo la tragedia di Superga.
Gemelli dalla nascita? Non proprio, ma da un vita… sì. L’origine del gemellaggio fra viola e granata si può ritrovare all’indomani dell’incidente aereo di Superga, che segnò la scomparsa del Grande Torino. L’amicizia fra tifosi è tra le più antiche d’Italia e affonda le radici nel lontano 1949, l’anno più nefasto della storia del Toro, dilaniato dal dramma della tragica morte dell’intera squadra che il mondo conosceva come gli “Invincibili”. In quei drammatici momenti la Fiorentina fu tra i club più solidali e attivi con aiuti concreti alla società granata, anche in memoria del grande Romeo Menti (l’autore dell’ultimo gol del Grande Torino), ex giocatore viola, sposato con una fiorentina. E, ironia della sorte, 12 giugno del 1949, nella sua prima partita dopo la sciagura di Superga, il Torino incontrò proprio la Fiorentina in una sfida commovente nella quale scesero in campo i ragazzi delle giovanili di entrambe le formazioni, tra i quali c’era un certo Sergio Cervato, che, poco più tardi, scriverà pagine memorabili della storia viola.
Poi, tra la fine degli anni ’60 e gli anni ‘70, il rapporto si è ulteriormente consolidato, cementando le due tifoserie accomunate da simpatia reciproca e da un forte spirito di anti-juventinità. Restano per sempre nel libro della memoria episodi come quello del maggio 1969, quando la Fiorentina vinse il suo ultimo Scudetto proprio a Torino, battendo la Juventus per 2-0 (gol di Chiarugi e Maraschi), e furono tanti i supporter granata che si mescolarono ai festeggiamenti dei 10 mila tifosi gigliati arrivati nel capoluogo piemontese.
Così come furono tanti i sostenitori viola a gioire per l’ultimo tricolore del Toro, quello della stagione 1975-76, giunto al termine di un emozionante testa a testa proprio con la Juventus.
Ma ridurre il gemellaggio fra il Giglio e il Toro al solo “odio” sportivo per la Vecchia Signora sarebbe riduttivo perché il legame, profondo e inscindibile, fra i due “popoli calcistici” deriva soprattutto da una viscerale passione per le proprie squadre del cuore. Una fede incrollabile, un sentimento che va al di là di qualsiasi vittoria o sconfitta. Non a caso è forte pure il rapporto fra i rappresentanti del Museo Fiorentina e quelli del Museo del Grande Torino, protagonisti a più riprese di iniziative comuni. Un’amicizia sincera e inossidabile che rappresenta una delle (poche) facce ancora romantiche del nostro calcio e che, ne siamo certi, anche mercoledì sera all’Artemio Franchi avrà una sua ulteriore conferma.
I commenti sono chiusi.