Ferrante, Baglini, Pesaola… quelli che non ci sono più
Nella giornata in cui festeggiamo il cinquantenario della conquista del secondo scudetto della Fiorentina il nostro pensiero va ad alcuni dei protagonisti di quella splendida stagione che purtroppo non sono più con noi. Tutti, ciascuno nel proprio ambito, avevano contribuito a scrivere una delle pagine più belle della storia della società viola. Se ne è andato a 91 anni, nel 1999, l’artefice principale di quello splendido successo, ovvero il presidente Nello Baglini. La sua Fiorentina yè-yè è stata davvero una squadra fantastica, un mix di giovani e giocatori esperti. Nel 2015, a 89 anni, ci ha lasciato l’allenatore argentino Bruno Pesaola. Il “petisso”, al suo primo anno a Firenze, era riuscito subito a conquistare lo scudetto, cosa che non era riuscita neppure al grandissimo Fulvio Bernardini. Pesaola aveva regalato tra le altre cose alla squadra viola la consapevolezza della propria forza. Non possono festeggiare con noi oggi neppure il direttore sportivo Carlo Montanari che se ne è andato nel 2012, ad 88 anni, ed Egisto Pandolfini, uno dei più grandi dirigenti della Fiorentina, che ci ha lasciato a gennaio di quest’anno, a pochi giorni dal suo novantatreesimo compleanno. E poi ci sono più anche cinque dei diciotto giocatori della rosa della squadra che l’11 maggio 1969 si laureò campione d’Italia. Due erano titolari, ovvero il libero Ugo Ferrante che giocò tutte e 30 le partite, segnando anche un gol decisivo a Marassi contro la Sampdoria e il terzino sinistro Eraldo Mancin che di partite ne disputò 29. Ferrante se ne è andato nel 2004 ad appena 59 anni, Mancin nel 2016 a 71. Ci hanno lasciato anche tre riserve: le ali Giorgio Mariani (una presenza, alla seconda giornata con l’Atalanta) e Giancarlo Danova (due partite) oltre al mediano Giovambattista Pirovano (sette presenze) che aveva iniziato la stagione da titolare. Mariani se ne è andato nel 2011 a 65 anni, Danova nel 2014 a 75 e Pirovano sempre nel 2014 a 77. Baglini, Pesaola, Montanari, Pandolfini, Ferrante, Mancin, Mariani, Danova e Pirovano sarebbero stati felici oggi di ricordare quella splendida avventura di mezzo secolo fa della quale furono protagonisti.
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