Di Gennaro: “Firenze e Verona, certi amori non finiscono. Sarà una bella sfida ”
Il grande doppio ex: “Ho le due maglie sulla pelle, in viola sono cresciuto, in gialloblù ho vinto lo Scudetto. La Fiorentina c’ e deve ripartire subito, senza pensare ai ko con Napoli e Roma”.
Tra le storie più belle dell’incredibile scudetto vinto dal Verona nella stagione 1984-85, c’è quella di Antonio Di Gennaro, un figlio di Firenze, cresciuto calcisticamente nella Fiorentina dove, però, era chiuso da un certo Giancarlo Antognoni. Impossibile, per uno che gioca più o meno nello stesso ruolo, trovare spazio, così Di Gennaro è stato costretto a emigrare, un esilio che, inaspettatamente, lo ha condotto fino allo storico trionfo in terra scaligera e alla nazionale azzurra (proprio al posto di Antognoni).
Oggi fa il commentatore tv per Mediaset Premium, ma il suo cuore è sempre rivolto alle due squadre che più ha amato, nonostante il ruolo lo costringa all’imparzialità. E il Brivido Sportivo non poteva non contattarlo per farsi raccontare la vigilia della sfida di Verona, dove i viola affronteranno nel turno infrasettimanale i “gemelli” gialloblù.
Di Gennaro, che ne pensa di questa Fiorentina dopo il ko con Napoli e Roma?
“Sta facendo bene, è innegabile. A Napoli e contro la Roma, anche perdendo, ha giocato alla pari con due delle più serie pretendenti allo scudetto ed è stata punita dagli episodi e da errori individuali. La Fiorentina ha sbagliato solo due partite in Europa League, Basilea e Lech Poznan, e credo sia stato solo un problema a livello di concentrazione. La squadra c’è e lo ha dimostrato domenica sera contro la Roma, cercando di fare sempre la partita. La Roma ha giocato sul gol iniziale e da lì si sono rotti subito gli equilibri. L’errore di Roncaglia sul contropiede di Gervinho ha complicato il tutto. Ma in campionato, al di là delle ultime sconfitte ho visto certezze importanti. La posizione in classifica è meritata e le battute d’arresto in generale si dimenticano molto velocemente poiché giocando ogni 3 giorni, il tempo di metabolizzare non c’è. Bisogna ripartire subito”.
Nel mezzo c’è stata anche la debacle in Europa League che complica le cose nel girone. Come si può perdere contro l’ultima in classifica del campionato polacco?
“La sconfitta ha confermato che in Europa League nessuna squadra va affrontata con leggerezza e che ogni partita è difficile, soprattutto se manca la concentrazione. Ma una sconfitta così, per una squadra che lavora per diventare grande, non deve lasciare strascichi”.
Nel turno infrasettimanale di mercoledì la Fiorentina scenderà in campo contro l’Hellas Verona. Cosa significa per lei questa sfida?
“La Fiorentina è il mio primo amore calcistico. Ho indossato la maglia viola dai 10 ai 22 anni, facendo l’esordio in serie A appena maggiorenne. E’ stata un’emozione grandissima indossare quella casacca. A Firenze mi sono fatto notare nel panorama calcistico, a Verona mi sono affermato. Lì sono cresciuto come calciatore e sono maturato anche come uomo, vincendo anche lo scudetto. Sono stati 7 anni di ricordi bellissimi. Verona mi ha accolto a braccia aperte, mi sono sposato per la prima volta è ho avuto una figlia. Non ho mai rinnegato niente nel mio passato, anche la breve esperienza a Perugia mi ha fatto crescere molto”.
Qual è secondo lei il giocatore che incarna meglio lo spirito della Fiorentina?
“Borja Valero in primis, si vede che è un vero leader, sia in campo che fuori. Quando ha fatto l’inchino e il saluto alla curva dopo il gol all’Atalanta è stato un momento splendido che fa capire la grandezza del giocatore. Una persona umile che trascina la squadra”.
Cosa ne pensa del croato Kalinic?
“Kalinic sembra a Firenze da 3 anni e non da tre mesi. Il mister Sousa lo conosceva bene, lo rincorreva da 7 anni, sia quando allenava in Israele al Maccabi Tel Aviv sia durante la sua esperienza in Svizzera, al Basilea. Quando è arrivato a Firenze io non l’ho accolto con scetticismo. Lo conoscevo bene poiché l’ho seguito anche quando era al Dnipro. E’ un giocatore che incarna quello che il pubblico vuole, devastante in aria avversaria, al di là dei difetti di mira contro la Roma, e perfetto per la squadra”.
Babacar, invece, sta attraversando un periodo altalenante…
“Babacar ha grandi qualità non dimentichiamoci, però, che è un giocatore giovane, classe ’93, e che deve maturare e crescere sia a livello tecnico, ma soprattutto a livello mentale. Da tre mesi mi pare attraversare una fase di “mal di pancia”, deve cercare anche di farsi aiutare dallo spogliatoio poiché ci sono giocatori molto più esperti di lui è non può che maturare in una squadra così. Il gol alla Roma, anche se inutile, credo che gli farà bene”.
E di Mario Suarez cosa ci può dire?
“Che dire… secondo me Suarez potrebbe essere utile in un centrocampo a due, ma Sousa non userà mai quello schema, non è quello il suo gioco. Credo che lo spagnolo si dovrà sudare il suo posto perché davanti ha due giocatori bravissimi come Badelj e Vecino. Su Badelj mi sono ricreduto rispetto al giudizio che avevo dato lo scorso campionato. Oggi sta mostrando un senso tattico incredibile con una geometria sorprendente. Per quanto riguarda Vecino, ne sono un grande estimatore, è mezzala completa come ce ne sono poche. Nel complesso il centrocampo viola è un reparto che mi piace moltissimo”.
C’è qualcuno che le somiglia in questa Fiorentina?
“Come regista di centrocampo non credo. Non vedo uno che mi somiglia all’intero della Fiorentina attuale. Colui che vedo bene invece è il giovane Capezzi, giocatore viola in prestito al Crotone. E’ un classe ’95 e sta facendo molto bene. Dico questo perché molti giocatori più giovani di lui, ma stranieri, hanno la possibilità di giocarsi subito il posto in una squadra importante. Da sempre mi batto per i giovani calciatori italiani che dovrebbero avere più spazio sia nelle squadre di club che in Nazionale”.
Ci dia un giudizio su Paulo Sousa…
“Sta facendo un lavoro straordinario. Quando è arrivato a Firenze la situazione era difficile, doveva ricompattare l’ambiente dopo un’estate travagliata da molti addii: da Montella a Mario Gomez, passando per Salah e Pizarro. E’ stato bravissimo ad analizzare la situazione con lucidità e serenità. Questo atteggiamento lo mantiene anche nel corso delle partite. È un grande mister, aiutato certamente anche dal fatto di essere stato un grande campione in campo”.
Domenica è tornato al Franchi da commentatore per Fiorentina-Roma, come è andata?
“Mi ha fatto molto piacere tornare, dopo tanto tempo, allo stadio di Firenze in veste di telecronista. In veste professionale sono stato imparziale, ma a fari spenti è tutta un’altra cosa…”.
La saluto con un Forza viola, cosa risponde?
“Sicuramente forza viola!”.
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