Di Francesco, il viola sfiorato
E’ stato a lungo accostato alla panchina viola. Addirittura, la scorsa estate, quando il rapporto con Paulo Sousa era ormai giunto al capolinea e si aspettava di conoscere il futuro della panchina viola sembrava che ci fosse stato addirittura un incontro con la direzione tecnica, qualche ora dopo la premiazione per la “panchina d’oro” di Coverciano. Incontro che poi non pare davvero essere andato mai in scena. Di certo c’è che la stima della Fiorentina per Eusebio Di Francesco, il protagonista della favola Sassuolo, portato dritto fino all’Europa, è sempre stata fortissima. E reciproca. «Sono gratificato dal fatto di essere uno dei candidati alla panchina della squadra viola – disse il tecnico oggi alla Roma lo scorso marzo -. Chiedere un consiglio a Montella se dovessi venire a Firenze? I consigli nel calcio si danno, ma poi bisogna vivere di proprie sensazioni». Alla fine, in riva d’Arno è arrivato Stefano Pioli, il “Normal One” come lo hanno soprannominato i tifosi e l’ex giocatore giallorosso si è ritrovato a guidare la squadra con cui ha vinto uno scudetto.
In comune con Pioli ha il carattere estremamente pacato. Di Francesco è considerato “l’equilibratore”, l’uomo capace di mettere d’accordo anche l’esigente piazza in cui è tornato e che ben conosce, mentre Stefano ha messo davanti a tutto il pallone ed il suo linguaggio, senza più dare spazio alle “esperienze emozionali” che pure avevano caratterizzato il passato recente della storia viola. Oggi i due si ritroveranno di fronte con obiettivi opposti. Pioli, che pure ha visto una crescita importante della sua squadra tra la partita di San Siro contro l’Inter al debutto in campionato e con la Juventus, al di là delle due sconfitte comunque messe insieme, adesso è curioso di vedere nuovamente alla prova la sua squadra, reduce da una striscia positiva, malamente interrotta dalla caduta inattesa di Crotone. Di Francesco, invece, ha bisogno di restare agganciato al treno delle grandi, perché concedere terreno adesso potrebbe essere pericoloso oltre che rischioso.
Al Franchi, un anno fa, a sbloccare la partita contro i giallorossi di Spalletti ci pensò Milan Badelj, uno dei pochi “senatori” rimasti in viola. Fu la sua gran botta dalla distanza (assist di Tomovic), un po’ come accaduto contro la Sampdoria alla seconda giornata, a sbloccare la partita e a regalare il successo ai viola: adesso tocca ai protagonisti del nuovo corso provare a superare un esame di maturità importante, contro una squadra che si gioca l’Europa che conta e che punta a trasformarsi strada facendo in una potenziale candidata allo scudetto. Fin qui, il tecnico della Roma, sta viaggiando ad una media punti partita di oltre 2, ma i primi conti dovranno essere fatti alla sosta invernale, quest’anno spostata di qualche settimana in avanti, nel mese di gennaio. E domenica il collega Pioli proverà a fargli un doloroso sgambetto.
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