Dell’Oglio: “Viola fai come noi, ma vinci la Coppa!”
L’ex mediano conquistò la finale Uefa nel 90 contro la Juve: “Che cavalcata, poi troppi favori ai bianconeri.
Questa Fiorentina può imitarci con un epilogo diverso. Ma prima c’è da battere il Basilea”.
Quattro campionati con addosso la maglia viola, 81 presenze, 3 reti e, soprattutto, una strepitosa cavalcata nella Coppa Uefa 89-90 che portò la Fiorentina fino a quella “maledetta” doppia finale contro la Juventus. Antonio Dell’Oglio era un lottatore di centrocampo, un operaio specializzato che onorava ogni gara lasciando sul campo fino all’ultima goccia di sudore. Un giocatore esemplare sotto il profilo dell’impegno, un eroe d’Europa della Fiorentina del passato, che il Brivido Sportivo ha voluto ascoltare alla vigilia di una partita decisiva come quella di giovedì contro il Basilea, nella quale si deciderà il destino europeo della Fiorentina di Sousa.
Dell’Oglio, che effetto le fa vedere la Fiorentina ai vertici della classifica?
“Vederla così in alto è per me una felicità incredibile. E’ un premio meritato per la città di Firenze e per i colori viola”.
Quanto merito ha Paulo Sousa in tutto questo?
“Un merito superiore alle attese. E’ arrivato circondato da molto scetticismo, non è facile da ex juventino imporsi a Firenze. Inoltre sembrava avesse poca esperienza. Devo ammettere che anch’io, da estimatore di Montella, non credevo potesse raggiungere risultati superiori a quelli dell’ex tecnico. E invece ha smentito tutti e sono contento per lui, per tutto quello che sta costruendo per questa Fiorentina”.
Da ex viola si immagina il clima che si sta respirando a Firenze?
“Certamente sì. Il calore che portano i tifosi fiorentini è incredibile, avranno l’adrenalina alle stelle e immagino la passione che circonda la squadra”.
Giovedì si torna sul campo europeo per la sfida contro il Basilea, decisiva in ottica qualificazione. E non sarà un impegno facile…
“Io ho raggiunto una finale di Coppa Uefa con la Fiorentina, anche se la squadra faticava in campionato. Non è facile trovare gli stessi stimoli in due competizioni così diverse fra loro. La Fiorentina, invece, sta facendo bene su entrambi i fronti e cedo proprio che Sousa metterà in campo la squadra migliore per battere il Basilea. Del resto sarà una partita decisiva per entrambe le formazioni”.
Ci racconta i suoi ricordi di quella doppia finale Uefa contro la Juventus del 1990?
“Purtroppo nel calcio si ricordano i giocatori quasi sempre solo per le vittorie ottenute. Non aver vinto quella coppa per me è stato il più grande rammarico della carriera. Eravamo a un passo dal realizzare un sogno che pareva impossibile. Avevamo fatto un cammino strepitoso, trasformandoci letterlamente rispetto al campionato, poi è arrivata quella sconfitta. Mi spiace dirlo, ma la vittoria per la Juve era già stata decisa prima e i fatti parlano da soli: la nostra partita in casa giocata ad Avellino, in campo “neutro”. Gli incredibili errori arbitrali dell’andata a Torino. Tutto andò storto. Comunque conservo ricordi bellissimi, come gli stadi pieni di tifosi viola sia a Torino che ad Avellino, il tutto in mondovisione. E’ stata una grandissima soddisfazione, sono onorato di aver partecipato a momenti così importanti per la storia viola”.
Quali differenze ci sono tra questa Fiorentina di oggi e quella in cui giocava lei?
“Noi avevamo Baggio e Dunga, ma forse eravamo una formazione più scarsa di quella di oggi. Eppure siamo arrivati in finale. C’era un gruppo fortissimo che lottava per un unico scopo. Auguro anche alla Fiorentina di Sousa di avere la stessa determinazione e di arrivare in finale. E magari di vincerla”.
Come giudica il mercato viola e la famiglia Della Valle?
“Bisogna dare atto alla società e ai Della Valle di aver fatto grandi cose sul mercato, senza nomi altisonanti. Sono arrivati giocatori quasi sconosciuti che stanno facendo la differenza. Penso a Kalinic o a Vecino. Dei vecchi mi piace tantissimo Borja Valero, vero perno della squadra”.
Chiudiamo con un suo ricordo personale di Firenze..
“Casa mia è tappezzata di ricordi di Firenze e della Fiorentina. Non sono stato un giocatore famoso, ma 4 anni e mezzo a Firenze per me sono un orgoglio. E’ una piazza molto esigente, dove è difficile giocare, ma ho un ricordo stupendo della città e dei suoi tifosi che mi hanno sempre voluto bene, forse perché sul campo davo sempre tutto”.
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