De Sisti: “La Roma si batte con equilibrio e sacrificio”

De Sisti: “La Roma si batte con equilibrio e sacrificio”

E’ stato il faro della Fiorentina del secondo Scudetto e, da allenatore, ha sfiorato anche il terzo tricolore, scippatogli all’ultima giornata dalla Juventus. Giancarlo De Sisti, detto “Picchio”, è uno dei simboli della storia viola, pur avendo nobili trascorsi anche in giallorosso. A Roma è nato e cresciuto come uomo e come calciatore, per poi tornarvi a fine carriera. E sul Brivido non poteva mancare il suo parere prima di Fiorentina – Roma.

 

Giancarlo De Sisti, cosa pensa dell’attuale ‘Viola’?

 

“Il tempo gioca in suo favore perché è una squadra radicalmente rinnovata, con l’allenatore nuovo e di conseguenza il gioco corale deve subire maggiore attenzione. Ci sono miglioramenti rispetto all’inizio, peccato per il passo falso di Crotone. Il progetto lo conosciamo, è un campionato di transizione, con giocatori anche molto giovani. È una squadra che va seguita con simpatia, senza grandi aspettative”.

 

C’è stato un profondo rinnovamento, con un po’ di fatica iniziale, che è tornata a farsi sentire…

 

“Non so se Pioli conoscesse tutti i protagonisti perché è vero che è il suo mestiere, ma a volte ti ritrovi qualche elemento al quale non hai pensato e te lo portano in squadra. Credo si sia basato sui giocatori che conosceva un po’ meglio, come Badelj e Astori. È andata via l’ossatura della squadra, deve trovare dei riferimenti settoriali. In avanti, con Simeone o Thereau mi sembra che stia abbastanza bene. Poi ci sono i giovani in attesa di decollare”.

 

Ma con i giovani si vince?

 

“Occorrono la briosità e la voglia dei giovani ma anche la sapienza di qualche giocatore più anziano. Tornerà utile anche Riccardo Saponara quando starà bene. Solo con i giovani non si va, integrandoli con qualcuno che riflette un po’ di più credo si possa fare. Ma se hai solo vecchi o solo giovani non vai da nessuna parte”.

 

Il nuovo simbolo della Fiorentina è Federico Chiesa. Resterà a lungo?

 

“Non so quanto rimarrà alla Fiorentina, è già un emblema. Si sta facendo largo con le prestazioni, l’entusiasmo e la corsa, con momenti di buona classe. È destinato, nel tempo – a meno che, ad esempio, non arrivino offerte clamorose – a diventare un’ancora di salvataggio, un giocatore di cui essere fieri. Entro non molto potrebbe far parte della Nazionale in pianta stabile”.

 

Di Francesco poteva arrivare in viola. Ora è a Roma: è l’uomo giusto?

 

“È partito bene ma aspettiamo. Deve educare una squadra a un gioco diverso, a qualcosa che si contraddistingue e deve essere forzatamente diversa rispetto a una platea come Sassuolo. Lo vedo molto sicuro. Anche con l’efficacia che viene determinata dal valore di taluni giocatori, di livello medio-alto, ma anche la Roma ha alcuni giovani. Ha la capacità di educare la squadra a variare moduli e di leggere le partite, attuando anche proposte veloci”.

 

Come si batte la Roma?

 

“Una volta si pensava ‘marco gli attaccanti e i fantasisti’, adesso la palla inizia ad essere manovrata dai centrali difensivi. Non si sa se sia meglio aggredirli a tutto campo oppure no: l’ideale è avere degli equilibri tra i vari settori, serve un sacrificio globale. Quando giochi contro squadre più forti sulla carta devi un po’ adattarti. Poi devi sbagliare il meno possibile. A volte anche un duello può indirizzare una partita. Non c’è una sola ricetta, ma il sacrificio è la strada che deve percorrere la Fiorentina se vuole provare a battere la Roma”.

Giacomo Brunetti

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