Chiarugi: “Sogno un trionfo come nel ‘69”

Chiarugi: “Sogno un trionfo come nel ‘69”

Il grande ex che festeggiò lo Scudetto sul campo della Juve: “Firenze merita di vivere una gioia simile. Sousa può regalarla ai tifosi”.

Nella Fiorentina ye ye rappresentava l’estro, l’incoscienza, il talento purissimo. Per questo l’avevano soprannominato “Cavallo pazzo” un nomignolo che lui non ha mai del tutto digerito, ma che gli è rimasto sempre appiccicato addosso. Per chi non lo avesse capito stiamo parlando di Luciano Chiarugi, una delle bandiere storiche della Fiorentina, uno degli eroi che, nella stagione 68-69, portarono il secondo e, purtroppo finora ultimo, scudetto a Firenze. Tricolore che arrivò matematicamente proprio grazie alla vittoria a Torino contro la Juventus dell’11 maggio 1969, firmata (manco a dirlo) dal ragazzo di Ponsacco che realizzò la rete dell’1-0 e confezionò l’assist a Maraschi per il definitivo 2-0 viola. Quel giorno a Torino c’erano oltre 15mila tifosi gigliati, un ricordo beneagurante in vista della grande sfida in programma domenica prossima.

Chiarugi, cosa ricorda di quella magica sfida di Torino del 1969?
“E’ senza dubbio il ricordo più bello di tutti quelli che conservo della mia vita in viola. E vi garantisco che non sono pochi. E’ stata un’apoteosi: vincere a Torino, contro la Juventus e vincere lo scudetto davanti a migliaia di tifosi viola che facevano festa in casa della Vecchia Signora credo che sia il sogno di ogni fiorentino e noi lo abbiamo vissuto. E’ stata una delle esperienze più belle e indimenticabili della mia carriera. Ho fatto gol e assist nella partita più importante dell’anno. Il massimo. Peccato che sia passato così tanto tempo, sarebbe l’ora di riassaporare una gioia così e spero, anzi sogno, che i viola riescano a regalare nuovamente qualcosa di simile ai loro tifosi”.

Giovedì c’è la sfida di Europa League con il Belenenses, ma tutti pensano già alla prossima partita di Torino proprio conto la Juve. Cosa dovrà fare la Fiorentina per vincere quella sfida?
“Sappiamo tutti che per i tifosi quella con la Juve resta la partita più importante. Questo, però, può caricare eccessivamente la squadra. Perciò Sousa dovrà lavorare molto sulla testa dei giocatori, mantenerli sereni e determinati. Sarà decisivo l’approccio, chi avrà meno scorie mentali vincerà la sfida e spero che siano proprio i viola. La Juventus sta attraversando un grande periodo di forma e sta risalendo la classifica. Per questo fermarla sul proprio terreno sarebbe importantissimo”.

Come giudica questi primi mesi del lavoro di Sousa?
“Dopo l’addio di Montella e di alcuni giocatori importanti eravamo tutti un po’ amareggiati. Ci sono state addirittura delle piccole contestazioni verso la società. Anche all’arrivo di Sousa la piazza era scettica, ma grazie a Dio ci sbagliavamo tutti. L’allenatore portoghese è stato bravissimo a inserirsi in un ambiente difficile come Firenze e non ha sbagliato una mossa, riportando di colpo l’entusiasmo che sembrava mancare. Dunque bisogna fargli i complimenti”.

Fosse lei l’allenatore darebbe più importanza al campionato o all’Europa League?
“Io non farei alcuna scelta e cercherei di andare avanti il più possibile anche in Europa League. La partita con il Belenenses è importante e, anche se probabilmente giocheranno alcuni rincalzi, non si può fallire. Fare delle scelte è sempre rischioso: alla fine puoi restare con un pugno di mosche in mano”.

Tra i talenti viola sta brillando la stella di Bernardeschi, cosa pensa del ragazzo di Carrara già tentato dalle sirene del Barcellona?
“Mi sono già espresso più volte su di lui, anche prima che esplodesse. Ogni partita che gioca diventa sempre più fondamentale per questa squadra. E’ molto maturato, soprattutto sul piano umano. Non deve avere fetta, il suo futuro prossimo è Firenze e giocatori come lui possono coronare i sogni dei tifosi e cucirsi al petto questo benedetto scudetto”.

Qual è il giocatore che l’ha sorpresa di più?
“Sicuramente Kalinic. Era poco conosciuto, ma quello che sta facendo è incredibile. E’ uno dei migliori in questo campionato, insieme a Higuain”.

Chi, invece, l’ha delusa di più?
“Mario Suarez. Credevo avesse le carte in regola per imporsi, ma sta facendo molta fatica. Probabilmente non è tutta colpa sua. Forse non ha le caratteristiche del centrocampista richieste dal gioco di Sousa. Anche da Mati Fernandez mi sarei aspettato di più. Con Montella giocava spesso e bene, con Sousa pare essere diventato un peso perché rallenta troppo la manovra. Io sono più vicino alle idee del portoghese: a me piace cercare di arrivare in porta il più velocemente possibile”.

A proposito di Sousa, il portoghese è stato chiaro, servono rinforzi a gennaio. E’ d’accordo?
“Le dico la verità, a me fanno sempre un po’ paura le richieste da parte degli allenatori perché non so se le società possono sempre accontentarle.  Spero che la Fiorentina lo faccia. E’ evidente che serva qualche rinforzo, soprattutto in difesa. Adesso, però, si entra in un mese cruciale sia per il campionato che per l’Europa League, inoltre entra in ballo anche la Coppa Italia. E’ il momento di pensare al campo, poi verrà il mercato”.

Secondo lei chi vincerà lo scudetto?
“La Fiorentina! Almeno me lo auguro con tutto il cuore. Scherzi a parte, penso che si possa lottare fino in fondo. Poi ci sono squadre obbiettivamente più attrezzate: la salita della Juve mi fa paura, ma c’è anche il Napoli che vedo leggermente più forte della Fiorentina. Ma i viola possono farcela. L’importante sarà restare agganciati al treno delle prime in questa difficile fase della stagione”.

Firenze, intervista al giocatore dell Fiorentine Alessio Cerci sulle tribune dello stadio Franchi, nella foto Cerci e una foto di Luciano Chiarugi 2011-09-7 © Niccolò Cambi / Massimo Sestini

Firenze, intervista al giocatore dell Fiorentine Alessio Cerci sulle tribune dello stadio Franchi, nella foto Cerci e una foto di Luciano Chiarugi 2011-09-7 © Niccolò Cambi / Massimo Sestini

La vita viola di “Cavallo pazzo”

Luciano Chiarugi nasce a Ponsacco nel 1947. Approda alla Fiorentina giovanissimo nel 1958 e fa tutta la trafila nel vivaio fino al debutto in serie A nel 1966 a Brescia dove i viola vincono 2-1. Ala velocissima, funambolica e con un gran sinistro che lo rende micidiale sui calci piazzati. A Firenze tutti lo chiamano “Cavallo pazzo” proprio per la sua tendenza a voler fare tutto da solo. In maglia viola vince una Coppa Italia (1966) , una Mitropa Cup (1966) e soprattutto uno Scudetto (1969), segnando una rete decisiva nella vittoria di Torino contro la Juve che consegna alla Fiorentina il tricolore (in totale colleziona 140 partite e 33 gol in maglia viola). Nel 1972 viene ceduto al Milan per 400 milioni di lire, ma a Firenze tornerà dopo il ritiro nel 1986 entrando nello staff tecnico delle giovanili. Nel 1993, nel 2001 e nel 2002 allena per qualche giornata, senza fortuna, anche la prima squadra.

 

Redazione

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