Centocinquanta volte Pantaleo
Un primo traguardo, importantissimo, lo ha tagliato sabato sera a Bologna, in quello che era stato il suo vecchio stadio, il Dall’Ara. La vittoria della Fiorentina sui rossoblù di Donadoni è stata la centocinquantesima della sua gestione, tra prima e seconda era. Pantaleo Corvino, adesso, torna a sorridere. La preoccupazione, lui, non l’ha mai nascosta. L’ha ribadita anche alla serata di gala dell’Ant, pur continuando a lavorare per riportare il sereno su tutti i fronti. Eppure, è adesso che la Fiorentina deve tornare a correre, perché lui, che in carriera ha vinto tantissimi trofei a livello di settore giovanile, è tornato a Firenze con una missione ben precisa: provare ad andare altre i complimenti di facciata, tornando ad arricchire quella Sala delle Coppe tanto cara alla sua proprietà, i fratelli Della Valle. A Bologna, c’era Andrea, di nuovo in trasferta nonostante i tanti impegni lavorativi, e questo è stato solo il primo passo. Di risposte, il patron, ne ha fatte arrivare tante, tutte insieme, dal fronte mercato (ribadita l’incedibilità dei big anche nella prossima sessione di trasferimenti) al nuovo stadio passando per una “fiorentinizzazione” crescente del club, con l’avvicinamento crescente a Giancarlo Antognoni e non solo. Corvino, di tutto questo, si è fatto spettatore-protagonista, perché l’intento, anche suo, è quello di costruire un fortino attorno alla squadra sempre più a tinte viola. Se da una parte il passaggio alla fase successiva di Europa League è quantomeno ad un passo, aspettando il conforto della matematica per cui è solo questione di tempo, adesso serve la sterzata in campionato, soprattutto al Franchi. E’ vero che un anno fa all’undicesima giornata la Fiorentina era in testa alla classifica a pari merito con l’Inter, ma c’è ancora una partita (sempre lontano dal Franchi) da recuperare e i danni possono essere limitati. Prima, però, c’è da superare l’ostacolo Slovan Liberec in Europa League e da battere la Samp per chiudere un altro capitolo da imbattuti in campionato. Per di più, domenica al Franchi si ritroveranno i due uomini mercato che per due volte si sono avvicendati: Corvino che lasciò il posto a Pradè nel 2012 e Pradè che a ridosso della fine del campionato ha salutato la Fiorentina rendendo il testimone al collega di Vernole. Passato e futuro destinati ad intrecciarsi senza fine. Da una parte Corvino che ha continuato a percorrere la strada tracciata dal collega mantenendo, di fatto, tutti i giocatori più importanti (con la sola esclusione di Alonso) che erano stati protagonisti della passata stagione andando a rafforzare la rosa nei suoi punti più deboli, dall’altra Pradé che in corsa ha preso il timone di una squadra risucchiata nelle parti basse della classifica. Ci sarà il tempo dei saluti e degli abbracci, è evidente, ma i tre punti non possono essere lasciati per la strada. Corvino, adesso, punta alle 150 vittorie in Serie A (ne mancano 27, le stesse che mancano alla fine della stagione): sogna una remuntada in stile Juventus, ma intanto quello che conta è che la sua squadra ritrovi la brillantezza che pure le era appartenuta. Fin qui il suo mercato non ha mostrato sbavature: pure i giovani, da Hagi a Diks (aspettando Dragowski) hanno dimostrato di essere pianticelle in grado di poter attecchire nel terreno viola, servono solo i risultati. Per riportare il sorriso nella gente, perché se Sousa vuole essere realista, i sogni dei tifosi non possono essere sopiti. Nemmeno con le parole.
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