Cavasin: “Frosinone affamato. La Fiorentina deve cambiar faccia”
Il tecnico trevigiano ha allenato entrambe le squadre: “Matusa difficile da espugnare. I Della Valle? Vi garantisco che adorano Firenze”
E’ uno dei pochi doppi ex nella storia di Fiorentina e Frosinone, prossime avversarie nella trentesima giornata di campionato. Alberto Cavasin si è seduto sulla panchina viola nel 2002, l’anno della rinascita dalle ceneri del fallimento e, cinque anni più tardi, ha frequentato anche quella dei laziali nella serie cadetta. E il tecnico trevigiano ha lasciato il segno in entrambe le piazze: a Firenze, arrivato in sostituzione di un deludente Pietro Vierchowood, ha portato l’allora Florentia Viola alla vittoria del campionato di serie C2, iniziando la cavalcata verso la serie A. A Frosinone è riuscito a salvare la squadra in una stagione difficile e tribolata.
Oggi Cavasin è segue entrambe le squadre con interesse, con un occhio di riguardo per la Viola, uno dei suoi grandi amori calcistici.
Alberto Cavasin, come giudica il campionato della Fiorentina?
“Un ottimo campionato, almeno fino all’ultimo passo falso contro il Verona. La dolorosa sconfitta di Roma è stata probabilmente una brutta botta che la squadra di Sousa non è riuscita a superare da un punto di vista psicologico e lo si è visto domenica scorsa. Ma non è il caso di buttare via tutto: per gran parte della stagione i viola hanno giocato un gran calcio e hanno dato soddisfazioni al pubblico di Firenze, un pubblico molto esigenze che ama il bel gioco e i giocatori di qualità”.
Dopo il pari col Verona la possibilità di approdare in Champions è compromessa?
“Aritmeticamente no, la Fiorentina può ancora arrivare terza. E’ chiaro, però, che adesso i punti di distacco dalla Roma, la concorrente più agguerrita, sono tanti e difficili da recuperare. Comunque mancano ancora 9 partite e non si deve mollare la presa”.
Cosa ne pensa del lavoro di Paulo Sousa?
“Ha trovato una squadra già abituata a giocare come vuole lui, ma ci ha messo anche molto del suo: verticalizzazioni, maggiore velocità nello sviluppo della manovra, pressing alto. Con il portoghese la Fiorentina è più propositiva e ha un gioco più europeo, caratteristica che ha importato dalle sue esperienze estere. Sousa è un personaggio culturalmente molto aperto, ha stile, è molto… uomo. Un allenatore è giudicato per quello che fa sul campo, ma anche per la sua immagine esterna e da questo punto di vista il portoghese è molto apprezzato, soprattutto a Firenze”.
Lei che ha conosciuto bene i Della Valle, che idea ha dell’operato nel calcio della proprietà viola?
“I Della Valle sono persone di grande qualità. Hanno sempre avuto un rapporto totale con la squadra, almeno ai tempi in cui io allenavo la Fiorentina. Hanno dimostrato una grande attenzione ai dettagli, un grande affetto per la città, gestendo tutto con la massima cura. Nel mio periodo posso testimoniare che hanno manifestato sempre un grande amore verso la società viola. Io ho un ricordo molto positivo di questa famiglia”.
Sotto la sua gestione Diego Della Valle era molto più presente di oggi, che ricordo ha di Mister Tod’s?
“Io parlavo quotidianamente con lui. Era Diego che faceva tutto in prima persona, partiva tutto da lui. In quegli anni avevamo un grande staff: Diego e Andrea Della Valle e il presidente Salica erano il fulcro. Ma quando c’era da prendere una decisione era Diego ad avere l’ultima parola”.
Come si spiega le contestazioni di una parte della tifoseria?
“Le contestazioni sono figlie del momento, se si perdono due partite c’è sempre chi contesta. Però secondo me è un errore perché i fiorentini dovrebbero essere tutti grati ed orgogliosi di questa società. Vi posso garantire che i Della Valle sono innamorati di Firenze e della Fiorentina”.
Si parla molto di coperta corta nella rosa viola, soprattutto in difesa. Lei come la vede?
“Non penso che la mancanza di uno o due giocatori possa fare la differenza. Un allenatore è bravo quando riesce a fare di necessità virtù con gli elementi che ha a disposizione. Sousa lo sta facendo e vedrete che presto arriverà anche il giocatore che ha richiesto da tempo”.
Parliamo del prossimo avversario, come sta il Frosinone?
“Adesso sta molto bene. All’inizio ha avuto difficoltà nell’impatto con la serie A, ma le ha superate con la compattezza. Il presidente Stirpe è una grande persona. Ha pagato un po’ il noviziato, poi ha acquisito forza, ha capito cos’è la serie A ed ha capito di esserci e di poterci stare. E’ chiaro che tecnicamente il Frosinone è inferiore alla Fiorentina, ma ha grande fame e voglia di salvarsi. Giocare al Matusa è difficile per chiunque perché c’è grande entusiasmo e la città vive per il calcio. Per espugnarlo servirà la versione migliore della Viola. Quella con la faccia “cattiva”, non quella un po’ troppo leziosa vista nelle ultime uscite”.
Che idea si è fatto di Stellone in versione allenatore?
La sua qualità migliore è il carattere: ha grande equilibrio e ha superato momenti difficili senza mai perdere la lucidità. Ha trasmesso forza e temperamento ai suoi giocatori, per questo dico che il Frosinone di oggi è tutt’altro che facile da affrontare”.
“Firenze, dal primo all’ultimo giorno, l’ho vissuta inebriandomi della bellezza della città e dell’entusiasmo del popolo viola. Visto da fuori, il tifoso fiorentino sembra presuntuoso, ma vivendola dall’interno capisci quanto amore ha per la sua squadra. Di Frosinone mi manca soprattutto il presidente: una persona di grande umanità e positività. Una figura unica in questo calcio”.
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