Carletto Mazzone, quasi 3 stagioni in viola e una Coppa che non esiste più
Detiene il record di panchine ufficiali in serie A (795), è famoso per il suo temperamento acceso e per la sua verace romanità, oltre che per quella corsa col pugno roteante verso la curva atalantina (da tecnico del Brescia). La storia di Carlo Mazzone (nella foto con il presidente Ugolotti), o se preferite “Sor Carletto”, è stata già raccontata decine e decine di volte, ma noi del Brivido Sportivo, nel giorno del suo 81esimo compleanno (19 marzo 2018), vogliamo ripercorrerne soltanto un frammento lontano nel tempo, quello colorato di viola. La sua avventura fiorentina comincia da spettatore, il 28 giugno 1975 all’Olimpico della sua Roma quando assiste alla vittoria della Fiorentina sul Milan nella finalissima di Coppa Italia. In panchina c’era il suo quasi omonimo Mario Mazzoni che aveva sostituito Nereo Rocco e che, dopo qualche giorno, gli avrebbe lasciato la titolarità di tecnico. Per Mazzone Firenze era l’occasione della vita. Nel suo curriculum c’era soltanto l’Ascoli, che aveva guidato dalla serie C alla A, e la squadra che si apprestava ad allenare era ricca di giovane talenti: Giancarlo Antognoni, Moreno Roggi e Vincenzo Guerini erano le punte di diamante di quella che in molti indicarono come la nuova Fiorentina ye ye. Ma la sfortuna, quando si parla di viola, è sempre dietro l’angolo, così “Sor Carletto” perse subito due pezzi da novanta: Roggi si ruppe il ginocchio in un’amichevole a Viareggio e la carriera di Guerini fu troncata da un incidente stradale che coinvolse anche Mimmo Caso. Il suo primo campionato lo concluso al nono posto, conquistando, però, uno dei pochi trofei della sua lunghissima carriera, ormai scomparso da tempo: la Coppa di Lega Italo – Inglese, allora riservata alle squadre vincenti della Coppa Italia e della Coppa d’Inghilterra. Nella doppia finale la Fiorentina sconfisse il West Ham in entrambi i casi per 1-0, sollevando il trofeo allo stadio Upton Park di Londra.
Nella seconda stagione la campagna acquisti non fu certo esaltante: Gola, Zuccheri, Bertarelli… questi i nuovi giocatori che gli furono messi a disposizione. Eppure Mazzone riuscì a fare di necessità virtù, promuovendo titolari i giovani Tendi e Restelli, oltre a valorizzare altri ragazzi come Di Gennaro e Sacchetti. Alla fine arrivò un prestigioso terzo posto dietro a Juventus e Torino con il conseguente approdo in Coppa Uefa. Nella terza stagione Mazzone lanciò un altro giovane di belle speranze, Giovanni Galli, e perse un altro pezzo del mosaico per infortunio, Claudio Desolati. Sul mercato, invece, non ci furono passi avanti e stavolta le sue virtù di stratega non bastarono a evitare un progressivo tracollo. La sconfitta interna con la Lazio, all’undicesima giornata, gli costò l’esonero nell’anno della salvezza conquistata solo per differenza reti ai danni di Genoa e Foggia. Da allora Mazzone cominciò un’altra carriera: quella di girovago delle panchine di tutta Italia.
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