Bentornato Pepito
Rossi è ripartito dal Genoa per tentare una nuova rinascita. E anche Firenze tifa per lui
Una vita fatta di rinascite. Almeno tre certificate, aspettando la quarta, adesso col Genoa. Giuseppe Rossi le sue sfide le ha combattute a viso aperto, conquistando il cuore della gente: quelli di Parma, di Vila-Real, di Firenze, di Valencia e adesso i rossoblù del Grifo. Dopo essere stato considerato “finito” troppe volte, lui è sempre tornato Pepito ed ora, a Genova, lavora per prendersi l’ennesima rivincita.
IL PRIMO STOP Sembrava che la sua carriera fosse finita lì, quel 13 aprile 2012, sul campo d’allenamento del centro sportivo del Villarreal. Quando Rossi sentì di nuovo quel crack, lo capì subito che era sprofondato all’inferno senza nemmeno avere la possibilità di reagire. Si rivolse subito ad un medico di fiducia, il professor Steadman, a Vail, in Colorado, e da lì ha cominciato a ripartire. Circondato dall’affetto di mamma Cleonilde e della sorella Tina. Jenna, la fidanzata, è arrivata subito dopo. Arcobaleno dopo la tempesta. Sapeva che non avrebbe potuto arrendersi, che il suo destino era quello di lottare, come avrebbe voluto suo papà Fernando che lo aveva lasciato troppo presto. E non ha mollato.
DA FINITO A PEPITO A chi bofonchiava che fosse un giocatore finito, ha risposto tornando Pepito, gol e assist uno dietro l’altro, condito ciascuno con quelle braccia rivolte al cielo come ad arrivare direttamente in paradiso. Il suo calvario era cominciato nel 2011, 26 ottobre. La stagione precedente, forte dei 32 centri messi insieme in tutte le competizioni, era entrato di diritto nella storia del club, ma il destino non lo ha fermato. Nella giornata della disfatta al Bernabeu contro il Real Madrid il Villarreal subì il peggiore dei colpi: rottura del crociato del ginocchio destro del centravanti di origini italiane: sei mesi di stop, stagione conclusa. Rossi, dal canto suo, non si è arreso mai.
UNA RISALITA DIFFERENTE Ha rimesso insieme i pezzi del suo ginocchio e da lì è ripartito. Lo ha sempre fatto, scavalcando ogni volta ostacoli messi a metà percorso. Lo ha fatto anche quando Daniele Pradè, insieme al suo procuratore, Federico Pastorello, è volato in America per trattare il ritorno in Italia. Non c’era niente di certo, al di là dei consulti clinicamente buoni figli delle visite del chirurgo. Pepito ha fatto in modo di trasformare le poche certezze in solide realtà. Non ha mai saltato un allenamento, né si è mai fatto richiamare per qualche mossa fuori posto. Tutt’altro. La “remuntada” storica contro la Juventus è stata consegnata agli annali, leader indiscusso della classifica cannonieri fino a quel maledetto 5 gennaio 2014, derby contro il Livorno e nuovo stop.
SECONDO E TERZO STOP Rossi torna in campo dopo quattro mesi dall’infortunio, all’Olimpico contro il Napoli in una finale di Coppa Italia tanto attesa quanto maledetta. Durante il precampionato della stagione successiva accusa una contrattura muscolare che evidenzia un sovraccarico del ginocchio e come in un gioco dell’oca maledetto ricomincia dal via: nuova artroscopia del ginocchio e intero campionato archiviato. Con Sousa non trova spazio e decide di ritornare in Spagna, prestito di sei mesi al Levante. Quindi la nuova stagione col Celta Vigo ed il nuovo infortunio, stavolta al ginocchio sinistro, ancora rottura del crociato anteriore. Nel frattempo scade il contratto con la Fiorentina e Pepito, oltre a lavorare per continuare ad inseguire il suo sogno, dà mandato ai suoi agenti di trovare una soluzione. Il 4 dicembre firma con il Genoa. Adesso, Pepito punta a rinascere come l’araba fenice, forte dell’affetto di tutti, perché a Firenze, c’è da scommetterci, gli applausi per quel ragazzo talentoso e sfortunato, gli applausi non mancheranno. Anche se vestirà una nuova maglia. Good luck, Pepito.
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