Batistuta, Ranieri e quella notte fantastica
Il 2 maggio 1996 la Fiorentina batte l’Atalanta nella prima finale di Coppa Italia. E’ il preludio al trionfo
Questa è la storia di una squadra bellissima, capace di conquistare la Coppa Italia vincendo tutte le partite. Una squadra che faceva sognare i tifosi e che riuscì a mettere in bacheca un trofeo che, a Firenze, mancava da 21 anni. Era la Fiorentina di Batistuta e Rui Costa, ma anche di Toldo, Amoruso, Schwarz e “Spadino” Robbiati. Un concentrato di forza, tecnica e classe, allenato da quel Claudio Ranieri recentemente soprannominato “The King” per i successi nella Terra d’Albione, allora molto giovane e tra i tecnici italiani emergenti. Ranieri era stato assunto dal vulcanico Vittorio Cecchi Gori tre anni prima per risollevare la squadra da una clamorosa retrocessione in serie B. E il buon Claudio bruciò le tappe, riportando i gigliati in serie A al primo colpo e regalando a Firenze, a stretto giro di posta, un trionfo che mandò in visibilio i tifosi.
La Fiorentina, dicevamo, vinse tutte le partite della competizione: 2-1 nel debutto ad Ascoli, 5-0 a Lecce, 1-0 e 2-1 nei quarti con il Palermo, 3-1 e 1-0 nella semifinale con l’Inter. Avversario della doppia finale, a sorpresa, fu l’Atalanta, ironia della sorte, guidata dal tifoso viola Emiliano Mondonico. La prima partita si giocò al Franchi di Firenze il 2 maggio 1996. Ranieri schierò la seguente formazione: Toldo, Carnasciali, Padalino, Sottil, Amoruso, Piacentini, Rui Costa, Schwarz, Orlando M., Robbiati, Batistuta. Lo stadio era stracolmo e la squadra viola fu accolta in campo con un grande spettacolo di fumogeni e bengala, non solo nelle curve, ma anche in Maratona. Il grande entusiasmo bloccò un po’ le gambe a Batistuta e compagni che, in avvio, rischiarono grosso quando l’atalantino Herrera, sfruttando un errore difensivo, si presentò solo davanti a Toldo che, uscendo a valanga, salvò il risultato. Mondonico, da grande stratega, aveva chiuso tutti gli spazi e la sua Atalanta sembrava in grado di reggere l’urto di una Viola sotto pressione. Il trascorrere dei minuti e il risultato che non si sbloccava, fece salire ulteriormente la tensione, ma come al solito ci pensò il grande Batistuta a togliere le castagne dal fuoco. L’argentino raccolse il corner corto di Rui Costa e, dal limite dell’area, fece partire una rasoiata forte e arcuata che bucò le mani al portiere Ferron. L’urlo del Franchi fece il resto e la Fiorentina cambiò marcia, sfiorando il raddoppio e rischiando solo nel finale quando, sulla conclusione ravvicinata di Morfeo, salì in cattedra ancora Toldo. L’1-0 proiettò i viola verso la gara di ritorno con un vantaggio esiguo, ma importante. A Bergamo, il 18 maggio, fu l’Atalanta o doversi scoprire per cercare di ribaltare il risultato. E la squadra di Ranieri andò a nozze, segnando con Amoruso e il solito Bati, per il 2-0 finale che le consegnò il trofeo. A Firenze si scatenò il delirio, 30mila tifosi attesero la Fiorentina al Franchi fino alle 3 di notte per festeggiare. Una notte da brividi che, chi ha avuto la fortuna di vivere, non dimenticherà mai.
I commenti sono chiusi.