Baiano: “Pressing feroce il marchio di Italiano. Che sfida Vlahovic – Osimhen!”
Fiorentina-Napoli, soprattutto quest’anno, è una sfida che promette spettacolo: si affrontano infatti due squadre che, guidate da Italiano e Spalletti, hanno nella ricerca del gioco il loro principale credo. La Viola, dopo la beffa contro l’Inter, ha voglia di riconquistarsi l’applauso dei suoi tifosi con un’altra grande prestazione. Portandosi a casa, stavolta, punti pesanti.
Per analizzare il match del Franchi, e parlare delle caratteristiche delle due squadre, il Brivido Sportivo ha intervistato in esclusiva Ciccio Baiano, doppio ex di gigliati e partenopei.
Francesco Baiano, l’ha sorpresa la nuova Fiorentina di Vincenzo Italiano?
«Ero tra quelli che riponevano fiducia nel nuovo mister, ma non mi aspettavo un cambiamento così rapido rispetto allo scorso anno. In meno di tre mesi di lavoro si è vista una trasformazione: è cambiato il modo di pensare calcio».
Come viene pensato il calcio da questa Fiorentina?
«Viene pensato in modo tale che la squadra non venga mai snaturata: che si giochi contro l’Inter e l’Atalanta piuttosto che contro il Genoa, la Viola resta quella. Finalmente c’è una identità forte e delineata. Chi guarda la Fiorentina quest’anno, sa perfettamente quale spettacolo vedrà. Un bello spettacolo!».
Questa forte identità, secondo lei, in quale atteggiamento la si evince maggiormente?
«Direi nel pressing alto e costante. Con l’Inter, ad esempio, ci sono stati almeno cinquanta minuti di calcio bellissimo, in cui la Fiorentina è riuscita ad attaccare alto l’avversario, con ferocia, mettendolo alle corde e meritando ampiamente il vantaggio. Poi è andata male, ma ciò non toglie che l’atteggiamento era quello giusto».
Appunto, poi cosa è successo nella ripresa con l’Inter? Dove possono e devono ancora migliorare questi ragazzi?
«Nella gestione della partita. In tanti anni di calcio, non ho mai visto nessuna squadra correre come forsennati per novantacinque minuti. È impossibile. Il prossimo step di Italiano sarà quello di far capire ai suoi calciatori che ci sono momenti in cui bisogna recuperare le energie, senza scoprire il fianco agli avversari. È un lavoro complicato, ma è un passaggio obbligato».
È un lavoro complicato, ma l’allenatore ha già dimostrato di avere grandi qualità…
«Non solo qualità e idee, ma anche presa sullo spogliatoio. Sono tanti i tecnici con buone idee, poi però bisogna esser bravi a inculcarle nelle menti dei giocatori. Italiano ha dimostrato in questo avvio di stagione di esser riuscito a plasmare i suoi ragazzi, a farli credere nella sua filosofia di calcio. La prova di questo sta nel fatto che la rosa della Fiorentina è stata migliorata ma non rivoluzionata: ci sono calciatori che stanno facendo molto bene, eppure lo sorso anno non hanno reso. Questo è merito del lavoro psicologico fatto dall’allenatore».
A proposito di imprese non semplici, al Franchi questo pomeriggio arriva il Napoli: che squadra è sotto la guida di Luciano Spalletti?
«È una squadra forte, con un allenatore bravo. Come sempre, direi. Il Napoli, da anni ormai, parte per vincere. E quest’anno è il candidato più serio insieme a Inter e Juventus, che comunque hanno qualcosa in più a livello di rosa».
Vede delle similitudini e delle differenze rispetto al Napoli della scorsa stagione?
«Quest’anno, come lo scorso, la squadra ha bisogno di stare al cento per cento, deve giocare bene per vincere. La differenza a mio parere sta nel fatto che adesso i partenopei non vanno in difficoltà se vengono pressati alti, perché Osimhen dà una soluzione alternativa. Ad ogni modo, è sempre una brutta bestia da affrontare».
Fosse nei panni di Italiano, che Viola disegnerebbe? Quale soluzione tattica utilizzerebbe?
«È difficilissimo. In linea teorica, sarebbe tutto molto più semplice se la Fiorentina giocasse un po’ più bassa, più accorta, sfruttando gli spazi. D’altro canto, siamo sicuri che snaturare la squadra, a questo punto del lavoro, sia la scelta giusta? Mmm… Ritengo che Vlahovic e compagni debbano fare la loro partita, quella fatta con Atalanta e Inter: aggredire alto, cercare di essere un po’ più cinici in attacco e preparare bene le marcature preventive. Guai a snaturarsi!».
Sicuramente, al di là delle varie tattiche, Vlahovic sarà al centro dell’attacco. Lei che è stato tra i primissimi a prevederne un grande futuro, come vede oggi il centravanti serbo?
«Sono stato tra i primi ad esaltarne le qualità, è vero, ma non si dev’essere grandi esperti di calcio per prevedere il futuro di un giocatore così. Seguo Dusan dai tempi della Primavera, e si vedeva che questo ragazzo aveva qualcosa in più rispetto agli altri. Ho sempre creduto in lui, figuriamoci oggi…».
Oggi che attaccante è?
«È un giocatore completo: è difficile da marcare, fa gol, è migliorato tantissimo spalle alla porta… è un attaccante che fa reparto da solo. Adesso ha l’atteggiamento giusto, gioca per la squadra, soffre con lei. La cosa sorprendente sta nel fatto che questi miglioramenti li abbia fatti nel giro di pochissimi mesi… a soli vent’anni».
Rimane da chiedersi dove possa arrivare, data la giovane età…
«Può fare una carriera alla Batistuta, ne sono sicuro. In Europa c’è Haaland, e subito dietro Vlahovic».
Una carriera alla Batistuta intesa anche con la maglia viola addosso?
«Da tifoso della Fiorentina, vorrei vedere Dusan a Firenze per altri dieci anni. Però, se devo essere realista, faccio fatica… Se il calciatore dovesse confermarsi, Commisso come può trattenerlo? Di fronte ad offerte monstre, per la società ma soprattutto per il ragazzo, diventa complicato. Non dipende dalla proprietà, sono certo che la voglia di tenerlo sia grande, ma il calcio è cambiato dai miei tempi… purtroppo. Intanto, però, pensiamo al presente: godiamocelo!».
In conclusione, ritiene che quest’anno la Fiorentina abbia le carte in regola per puntare all’Europa?
«Se posso, io sogno la Champions! [ride, ndr] Nel calcio può accadere di tutto: è il bello e il brutto di questo sport. Se guardiamo i valori, e consideriamo da dove siamo partiti pochi mesi fa, penso che centrare l’Europa League sarebbe fantastico: vorrebbe dire accorciare i tempi di crescita, mettendo tre mattoni in una sola stagione. Per ciò che abbiamo visto in questo avvio di campionato sì, questa squadra può andare ad aggredire la zona europea, ma l’importante è che si sia tornati a divertirci. Con il gioco, poi, arriveranno anche i grandi risultati».
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