Zona viola scuro
All’ultimo tuffo la Fiorentina acciuffa il pareggio contro il Parma al Franchi. Un merito dal punto di vista caratteriale, ma non certo un vanto, perché un pareggio contro una delle peggiori squadre della serie A ci dice che la Viola è una squadra davvero povera, modesta. Vero che c’erano vari assenti, ma chi è andato in campo doveva essere in grado di portare a casa tre punti contro la penultima in classifica. Una partita che si era messa in condizioni ideali, visto che i ragazzi di Prandelli si erano trovati in superiorità numerica di punteggio per due volte. Ma la Fiorentina di oggi non è in grado di gestire nulla, nemmeno contro una squadra che ha già mezzo piede in serie B. Nel primo tempo due gol di Martines Quarta e di Milenkovic ‒ inframezzati da un rigore di Kucka per un grottesco fallo di mano di Pulgar ‒ avevano infatti mandato la Viola negli spogliatoi in vantaggio. Sembrava una partita abbastanza semplice da portare alla fine, con pochi danni contro una squadra che “vanta” il peggior attacco della serie A.
La Viola è entrata nel secondo tempo con l’idea di congelare la gara, di aspettare il Parma e poi di colpire in contropiede, la tattica preferita di una formazione incapace di imporre il proprio gioco. Peccato però che le cose siano andate in modo diverso. D’Aversa, tecnico degli emiliani, ridisegna la squadra, rivoluzionando l’attacco abbastanza fumoso del primo tempo. Entrano giovani di belle speranze. Prandelli non trova contromisure. Vlahovic, parecchio nervoso ma con buone ragioni, rimane desolatamente solo a lottare contro i centrali avversari. Il centrocampo indietreggia troppo e non propone nulla, anche per la bruttissima giornata di Amrabat. Poca personalità e poche idee del giocatore marocchino. Pulgar e Borja Valero reggono botta pur nella loro lentezza, ma i ragazzi messi in campo da D’Aversa dimostrano che qualcosa di meglio si poteva fare nel mercato di gennaio, anche da parte della dirigenza fiorentina. E la difesa viola, brava a segnare due gol, ma non altrettanto brava a fare il suo vero mestiere, difendere, appunto. Il pareggio di Kurtic e il vantaggio di Mihaila sono figli di errori di posizione sia della retroguardia sia del portiere, apparso davvero incerto. Il pareggio finale, venuto su incredibile autogol di Iacoponi, nulla toglie e nulla aggiunge alla pochezza di una squadra, quella gigliata, partita in inizio di stagione con ben altre ambizioni.
Il paradosso è che il mercato invernale potrebbe aver addirittura indebolito la squadra. Alcune cessioni non sono state bilanciate da acquisti all’altezza. Kokorin non c’è, almeno per adesso, mentre Malcuit, discreto in fase offensiva, non è in grado di gestire in modo decente la fase difensiva. Prandelli, secondo noi, ha colpe relative. Nel senso che mette in campo quello che ha (anche se poteva battere i pugni sul tavolo a gennaio). Magari però qualche giocatore avrebbe potuto essere gestito in modo diverso. Per esempio, Callejon poteva giocare di più per averlo adesso in condizione. Ma è indubbio che se questa squadra ha fallito con tre allenatori, significa che quello della panchina è solo uno dei problemi. E forse nemmeno il più grave.
La paura adesso la fa il calendario, davvero difficile. Se la Fiorentina ha raccolto un solo punto tra Udinese, Sampdoria e Parma, rimane da chiedersi che cosa riuscirà a portare a casa quando giocherà contro Juventus, Milan & c. In questo sarà decisiva la partita di Benevento. Una non vittoria contro i campani potrebbe davvero cambiare le sorti della Viola. In peggio, naturalmente. Ammesso che peggio di così sia possibile.
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