L’architetto Casamonti: “Un Centro Sportivo unico in Europa”
Marco Casamonti non ha bisogno di presentazioni. Il curriculum dell’architetto fiorentino, uno dei più stimati al mondo, parla da solo. Per questo Rocco Commisso ha scelto lui e lo studio di cui è fondatore, l’Archea Associati, per la realizzazione del progetto del Viola Park, il futuro Centro Sportivo della Fiorentina. Perché Rocco ha sempre detto di volere il meglio per realizzare qualcosa all’altezza della bellezza di Firenze e che resterà nella storia come il suo primo grande regalo al popolo viola. Casamonti ha risposto alle nostre domande, aiutandoci ad entrare nelle pieghe e nei dettagli di un progetto, unico al mondo, che sta facendo sognare tutto l’universo Fiorentina.
Architetto Casamonti, come è nata l’idea del centro sportivo?
“Nasce dall’esigenza di Fiorentina di avere una sede ed un luogo dove tutta la famiglia Viola cioè tutte le squadre e tutti gli addetti e impiegati della Società possano ritrovarsi e lavorare assieme. Tale esigenza si è manifestata da subito come una priorità assoluta della nuova Proprietà proprio perché, per raggiungere importanti risultati sul piano sportivo, occorre mettere gli atleti nelle condizioni di potersi allenare e preparare in strutture adeguate ed efficienti. Inoltre, come più volte sottolineato con orgoglio dalla Società, è la prima volta nella sua storia che la Fiorentina è proprietaria della propria sede, dei propri campi e delle proprie infrastrutture sportive. Evidentemente, dopo quasi un secolo, si tratta di un evento di grande rilevanza che pone la Fiorentina al passo con le più importanti squadre a livello europeo”.
Da quale dei centri sportivi che avete visitato avete tratto spunto?
“Dobbiamo dire che il Viola Park è unico ed eccezionale per concezione e per dimensione, tuttavia, certamente ha influito il lavoro di preparazione e di studio che abbiamo compiuto viaggiando per l’Europa con il Direttore Giuseppe Barone e con Joseph Commisso. Probabilmente il Training Center che si avvicina maggiormente sul piano tipologico a quello della Fiorentina è il bellissimo complesso del Tottenham, appena fuori Londra, inserito in un contesto ambientale e paesaggistico noto per il vigore del verde e della natura che caratterizza la campagna inglese. A Bagno a Ripoli, da quell’area che un tempo era il frutteto della città di Firenze si vedono, al di là del fiume Arno, le colline di Fiesole e Settignano e, alle sue spalle, i rilievi che guardano nella direzione di San Donato. Un contesto che forse non ha uguali nel mondo”.
Quale sarà l’unicità del Viola park?
“Più volte ho ripetuto che nei 25 ettari del Viola Park si uniranno generi e generazioni diversi e questo, sul piano dei valori e del messaggio culturale che lo sport è in grado di amplificare, significa rilanciare il tema delle pari opportunità e della pari dignità tra le persone. E ancora, è una delle prime infrastrutture sportive che si pone il problema dell’arte e dell’architettura ovvero del disegno accurato di tutte le sue parti secondo una tradizione tutta fiorentina che avvolge e congiunge tradizione e innovazione”.
Dei reperti storici che avete trovato quale è quello che vi ha colpito di più?
“Abbiamo trovato strutture murarie di epoca romana, probabilmente i resti di una vecchia fattoria, fondi di antichi orci dove si conservavano derrate alimentari, come vino ed olio, e, con l’aiuto di bravi archeologi e della Sovrintendenza, sono state scavate e analizzate tutte le aree di proprietà sulle quali insistono gli edifici consentendo il rinvenimento di diverse tombe. Tra i reperti, forse i più significativi hanno coinciso con il ritrovamento di un coltello e di alcune monete di bronzo, un paio di orecchini in oro di pregevole fattura ma dobbiamo considerare che si è trattato di un lavoro iniziato quasi immediatamente dopo l’acquisto delle aree e durato oltre un anno”.
Si riuscirà a finire tutto in un anno e mezzo?
“Sì, ci siamo posti un obiettivo molto ambizioso e riteniamo che in 18 mesi riusciremo a concludere le opere principali, naturalmente se non insorgono problemi o blocchi alle attività per eventi che purtroppo abbiamo imparato a conoscere, come l’inaspettata emergenza COVID”.
Il Viola Park sarà in sintonia con il territorio e con le scelte ecologiche. Può spiegare perché?
“Perché non c’era e non c’è altra via per l’architettura se non quella di ricercare la massima integrazione con il paesaggio e le preesistenze ambientali. Tutto è pensato nel rispetto di un ecosistema fortemente antropizzato come hanno dimostrato le campagne di scavo e di studio. Ancora oggi sono ben leggibili sul territorio le tracce dell’antica centuriazione romana, dei manufatti, e la giacitura dei campi non poteva che adattarsi e tenerne conto, così come la scelta di costruire con sistemi a secco in modo tale che gli edifici siano smontabili e riciclabili in tutte le loro parti ad eccezione delle strutture di fondazione. Particolare attenzione è stata posta all’andamento orizzontale degli edifici e alle sagome dei tetti che ricordano in sezione la “V” di Viola, anche se, in realtà, il compluvio è stato scelto per raccogliere l’acqua al centro degli edifici e poterla riutilizzare a fini irrigui”.
Quanto è stato importante il sindaco Casini per la realizzazione?
“Il Sindaco di Bagno a Ripoli, in nome ed in rappresentanza della sua Comunità, ha fortemente voluto la realizzazione del futuro Centro Sportivo in quell’area comprendendo che in un contesto così delicato la funzione sportiva avrebbe rappresentato l’unico modo per preservare a verde quella porzione di territorio agricolo ormai raggiunto dai margini urbani”.
Cosa l’ha colpita di Commisso e Barone?
“La concretezza, la semplicità, la volontà di portare a termine il progetto senza perdere un giorno”.
Quale è il suo rapporto da tifoso con la Fiorentina?
“Ci sono mestieri che ti obbligano a lavorare con passione dimenticando le tue passioni. Direi che l’architetto è come il chirurgo in quanto per svolgere un compito che ha a che fare con la vita delle persone devi essere fortemente motivato, tuttavia, quando si opera, si deve controllare le proprie emozioni e compiere scelte di grande pragmatismo e a questo rigore non sono estranee neanche la creatività e le arti del progetto”.
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