Speciale Stadio, vedi Firenze e… Campi. Carlo Monni e Narciso Parigi: profondamente fiorentini, visceralmente campigiani
di Andrea Bruno Savelli
Quando arrivi a Campi da Firenze scopri che è al centro di una grande pianura. Tra Firenze e Prato. E che c’è una luce diversa. Sarà perché il sole nella piana arriva più facilmente dappertutto, in ogni anfratto. Da fiorentino che arriva a Campi, per lavoro, se giri un po’ in quelle zone, te ne accorgi subito. E poi ti rendi conto che Campi Bisenzio è molto più vicino a Prato che a Firenze. Ma anche che gli abitanti sono visceralmente Campigiani ed orgogliosamente Fiorentini.
Ed io a Campi ci sono arrivato da “grande”.
Ma ne avevo sempre sentito parlare, come sede della Festa dell’unità nazionale, come il luogo dove è sorto tanti anni fa uno dei più grandi centri commerciali d’Italia.
E ne avevo sempre sentito parlare da Narciso e da Carlo.
Per Narciso era il luogo dell’infanzia, del cuore. Aveva coniato un detto e lo aveva reso celebre fino in America, dove era e rimane l’italiano che ha venduto più dischi di ogni epoca: vedi Napoli e poi muori, vedi Firenze e Campi!
Narciso Parigi, oltre ad aver cantato il nostro eterno inno, ad essere stato un ragazzo della curva Fiesole, è stato anche nei quadri dirigenziali della Fiore, perché ai suoi tempi l’abbreviativo era quello.
Un Campigiano, che vive su una collina dalla quale vede tutta Firenze, e mentre la guarda ti parla sempre di Campi.
Intimamente Fiorentino, innegabilmente Campigiano.
E Carlo. Roberto Benigni il giorno del suo funerale lo definì un pagliaio. Da cui si poteva essere avvolti per essere protetti e riscaldati. E sul quale ci si poteva anche pungere, verrebbe da aggiungere.
Carlo Monni aveva coniato un’altra espressione ormai celebre per la sua Campi:
“La prima volta che mi intervistarono, mi chiesero da dove venivo. Io, siccome mi faceva impressione dire che ero di Campi Bisenzio, gli dissi che ero di Champs sur le Bisènce, poi, visto che avevo preso il verso francese aggiunsi: aspetta un menuto che vado alla vetrage”.
Un Campigiano che vive in centro a Firenze e che prende in giro la sua città d’origine gustandone fino in fondo la lingua.
Profondamente Fiorentino, infinitamente Campigiano.
Narciso era un ultras Viola, un po’ come gli Alcol Campi, gruppo che ha fatto la storia del tifo Fiorentino ed italiano, Carlo si dichiarava simpatizzante dell’Empoli, per essere controcorrente, ma chiedeva sempre prima il risultato della Fiorentina…
E quando arrivi a Campi da adulto, capisci perché i Campigiani sono così attaccati alla loro terra ma amano Firenze. Quasi un unicum in Toscana, dove Firenze è stata Repubblica egemone per 400 anni circa prima di diventare Granducato di Toscana per altri tre secoli, annettendo Siena.
Così, o sei con Firenze, o rischi di odiarla.
Ma a Campi, no. Forse perché in un quarto d’ora sei in centro. O in mezz’ora di bici, come faceva Narciso quando andava a Firenze a vendere le scarpe, o anche in una quarantina di minuti, come faceva Carlo quando andava a Firenze a ballare e portava in canna Roberto.
Ma anche perché adesso a Campi è in corso una sorta di nuovo Rinascimento. La città cerca il bello. La città lo anela e si arricchisce ogni giorno di più.
Campi Bisenzio è il luogo della Chiesa conosciuta come la chiesa dell’autostrada. Il capolavoro di Michelucci, l’architetto che ha definito il volto di Firenze nel secolo scorso. La storia della costruzione della chiesa, e della sua copertura, è molto simile, per difficoltà e capacità anticipare il futuro a quella della cupola di Filippo Brunelleschi.
A Campi cammini e ti imbatti in nuove statue, in murales, nella voglia di vivere insieme ed insieme rendere sempre più bella la propria città.
Adesso l’ho capito cosa mi ricorda Campi. Dove l’avevo già vista prima che nelle parole di Narciso e di Carlo.
L’avevo vista tra le righe di Vasco, Pratolini, che cantava il vecchio centro di Firenze abitato dai Fiorentini.
E Campi sembra quello.
Un quartiere di Pratolini. Come San Giovanni, Santa Croce, Santa Maria Novella e Santo Spirito.
Vedi Napoli e poi muori, vedi Firenze e Campi! Champs sur le Bisénce, 24 Giugno 2020.
Viva Fiorenza!
I commenti sono chiusi.