Vlahovic, forza e personalità da grande centravanti
Lo guardi giocare sul prato verde della Red Bull Arena del New Jersey e ti chiedi se davvero quella data di nascita, scritta sul suo documento di identità, sia autentica: 28 gennaio 2000. Perché quel ragazzo nato a Belgrado appena 19 anni e 7 mesi fa è davvero impressionate per una qualità che è merce rarissima tra i suoi coetanei. E non stiamo parlando del suo fisico scultoreo, e neppure della tecnica o della capacità di difendere il pallone per far salire la squadra. O del tiro in porta secco e preciso (come ha dimostrato in occasione della rete rifilata al Benfica). Nemmeno della pericolosità nel gioco aereo.
No, ciò che ti lascia a bocca aperta e che lo rende qualcosa di più di un talento in erba è la personalità. E’ quella la qualità che lo distingue dagli altri giovani in campo, viola e non. E’ quella la qualità che lo fa sembrare già pronto a calcare palcoscenici come la serie A, dove è proprio la personalità ad essere difettosa in generale un po’ in tutte le (spesso) sgangherate rose italiane.
Il ragazzone serbo di personalità, invece, ne possiede in doti massicce e questo gli consente di duellare con i centrali esperti del Benfica, come faceva con i coetanei in Primavera fino a tre mesi fa, quando vinceva quasi da solo la Coppa Italia di categoria. Personalità che si associa, altra caratteristica non comune, al cosiddetto fiuto del gol, così importante per chi di mestiere fa il centravanti. Lui, a differenza del generoso quanto inconcludente Simeone, la porta la sente. Sa dove si trova anche se ce l’ha dietro le spalle e la cerca sempre, anche quando un compagno è meglio piazzato di lui e potrebbe essere servito. Egoismo? Sì, ma esiste un grande centravanti che non lo sia stato?
Adesso si dirà che va preservato, che va usato con il contagocce per non bruciarlo, che è troppo giovane per sostenere il peso dell’attacco viola sulle sue spalle. Su questo, permetteteci, di non essere d’accordo. Federico Chiesa, per fare un esempio nel nostro orticello, ha debuttato in serie a 18 anni e 10 mesi, dimostrandosi in poco tempo il giovane rivelazione della serie A. In Europa è pieno di esempi di ragazzi di 19-20 anni che giocano stabilmente in squadre molto più importanti della Fiorentina. E allora perché non puntare subito sul giovane Dusan? Affiancandogli, certo, un centravanti esperto e intelligente, capace di avvicendarlo nei momenti più bui (che arriveranno) e di aiutarlo nella sua naturale crescita. Ma pensandoci bene prima di mandarlo a giocare altrove.
Del resto di lacune la Fiorentina versione americana ne ha evidenziate altre e più importante rispetto all’attacco: centrocampo e difesa sembrano avere necessità assai impellenti e da risolvere urgentemente attraverso il mercato.
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