Chiarugi, il giovane funambolo di uno Scudetto favoloso. Il video
Lo chiamavano “Cavallo Pazzo”, affettuosamente, per il suo estro calcistico che lo portava sempre a tentare dribbling funambolici e perché il suo enorme talento di mancino non era facile da imbrigliare tatticamente. A lui questo soprannome non è mai piaciuto, ma Luciano Chiarugi ha finito per accettarlo, dimostrando, una volta appese le scarpette al chiodo, di essere tutt’altro che ingenuo dal punto di vista tattico, come si evince dalla sua bella carriera di allenatore, maestro e scopritore di talenti.
In realtà Chiarugi era un giocatore fantastico, un’ala pura, dotata di un sinistro formidabile, con i suoi dribbling faceva letteralmente impazzire i difensori avversari, che spesso e volentieri lo randellavano, facendolo finire frequentemente per le terre. Per lui venne inventata persino la parola “chiarugismo”, per definire l’attitudine a cadere al minimo contatto. Ma quella, sì, era una cattiveria perché i terzini dei suoi tempi lo picchiavano come fabbri, sentendosi quasi irrisi dalla sua tecnica sopraffina.
A Ponsacco il padre voleva farne un falegname, ma Cinzio Scagliotti, il suo primo allenatore, lo consigliò alla Fiorentina e la vita del piccolo Luciano cambiò completamente.
Il debutto in prima squadra è datato 30 gennaio 1966, in un Brescia – Fiorentina 1-2. Il grande Beppe Chiappella, allenatore di allora, lo considerava l’erede di Kurt Hamrin. Quando “Uccellino” vola verso Milano, tocca a lui e a Maraschi sostenere il peso dell’attacco viola. E i due, insieme, fanno faville: nel 1968-69 sono la coppia tricolore, anche se il rapporto con il nuovo tecnico Bruno Pesaola non è sempre idilliaco. Il “Petisso” lo fa sedere in panchina per tre mesi, nel tentativo di disciplinarlo tatticamente. “Cavallo Pazzo” mastica amaro, ma lavora sodo e quando rientra in campo, nel marzo del 1969, nella gara col Vicenza segna una doppietta e appare trasformato. Da quel giorno sarà sempre titolare e grande protagonista della vittoria di Torino contro la Juve, l’11 maggio, siglando la rete della conquista matematica dello Scudetto davanti a 10mila tifosi gigliati impazziti di gioia.
Nella stagione successiva, trova la sua definitiva consacrazione, con 12 reti segnate e la convocazione in nazionale da parte di Ferruccio Valcareggi. In azzurro, però, giocherà soltanto 3 partite, fra il 1969 e il 1974.
Dopo 193 gare, 56 reti, uno Scudetto e una Coppa Italia, nel 1972 lascia la Fiorentina, acquistato dal Milan per 400 milioni delle vecchie lire. Ma la sua storia d’amore con Firenze non finisce mai. Torna in viola come allenatore delle giovanili dal 1993 al 2002 e in due occasioni è chiamato anche in prima squadra nel vano tentativo di evitare due tristi retrocessioni in serie B. Vince una Coppa Italia con la Primavera viola, dimostrandosi un ottimo tecnico che, oltre ai calciatori, ha fatto crescere anche tanti uomini.
Oggi compie 72 anni (è nato il 13 gennaio del 1947) e noi del Brivido Sportivo (storico testimone della sua epopea in viola) gli facciamo tanti auguri, di cuore!
Ecco il video tratto da youtube della vittoria di Torino sulla Juve del 1969 che valse lo Scudetto:
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