Terim, Chiesa, Nuno Gomes e quella notte da brividi al Delle Alpi
Tutto Fatih Terim in una sola partita. Juventus – Fiorentina del 6 gennaio del 2001 fu una gara emblematica dei pregi e dei difetti tattici dell’Imperatore: la sua Viola giocò un primo tempo entusiasmante, salvo farsi ingenuamente sorprendere a 12’ dalla fine della prima frazione, restituendo coraggio e motivazioni agli avversari annichiliti. Poi, nella ripresa, ecco emergere prepotente il difetto del credo tattico del tecnico turco, ovvero quell’incapacità di gestire i vantaggi e un’innata spregiudicatezza che, spesso, nel calcio produce l’effetto di scoprirsi al contropiede avversario. Così la Juventus, allora allenata da Carletto Ancelotti, non solo pareggiò i conti (agevolata da un rigore piuttosto dubbio, concesso le dall’arbitro Cesari), ma ribaltò addirittura la gara, rischiando di vincerla dopo essere stata sotto di due reti. Infine l’orgoglio, uno delle qualità che Terim ha sempre trasmesso alle sue squadre: la Fiorentina non poteva perdere quella partita che l’aveva vista dominare gli avversari, così riprese ad attaccare a testa bassa, credendo in un pareggio che arrivò, pochi minuti dopo, grazie ad Enrico Chiesa, autentico eroe viola di una serata di grande spettacolo al Delle Alpi.
Proprio Enrico Chiesa, il babbo del Federico viola di oggi, portò in vantaggio la Fiorentina al 5’, sfruttando un maldestro disimpegno di Paramatti, sull’imbucata di un ispiratissimo Manuel Rui Costa. Due passi e tocco rasoterra a beffare Van der Sar in uscita. La Juventus non solo non reagì, ma cominciò ad arrancare, subendo ancora: il solito Rui Costa lanciò alla perfezione Vanoli sulla sinistra, sul cui cross Nuno Gomes, l’altro portoghese gigliato, ebbe anche il tempo di prendere la mira, prima di battere il portiere bianconero. Il primo tiro verso la porta di Toldo arrivò soltanto al 27’, senza creare alcun grattacapo all’estremo viola. Tutto perfetto, fino al 33’ quando, sugli sviluppi di una punizione, la retroguardia della Fiorentina si fece trovare impreparata, consentendo ad Antonio Conte di riaprire una partita che pareva ormai chiusa. Nella ripresa l’errore viola, dettato dalla presunzione di voler imporre sempre e comunque il proprio gioco. Così la Juve, sorniona, scattò in contropiede con il più sornione dei suoi giocatori: Filippo Inzaghi. Il centravanti juventino resistette a una carira di Pierini, ma non appena Toldo gli uscì tra i piedi, volò come colpito da una fucilata. Palla o gamba? Secondo Cesari (non potea essere altrimenti) gamba. E il rigore del 2-2 fu servito e trasformato dallo stesso Inzaghi. Un incubo che rischiò di trasformarsi in dramma sportivo quando ancora Inzaghi, lasciato solo al limite dell’area, calciò di prima intenzione sul traversone di Paramatti, battendo un incredulo Toldo per il 3-2 bianconero. La Juve già pregustava l’ennesima beffa inflitta ai colori viola, ma la Fiorentina non poteva perdere quella partita che l’aveva vista scintillante per larghi tratti. Così sulla punizione di Chiesa, Angelo Di Livio si prese la sua vendetta personale, verso una società che lo aveva “scrtata” dopo anni di onorato servizio, sosptando tutta la barriera bianconera con una spallata, e consentendo al pallone di passare là dove Van der Sar non si aspettava. Il 3-3 appagò una Viola bella e sciagurata che, al termine di quella stagione, senza più Terim, avrebbe vinto l’ultimo trofeo della storia viola: la Coppa Italia del pre-fallimento.
JUVE-FIORENTINA 3-3
JUVENTUS: Van der Sar; Paramatti, Ferrara, Iuliano, Pessotto, Conte(20′ st Birindelli), Tacchinardi, Zambrotta; Zidane (39′ st O’Neill); F.Inzaghi, Kovacevic (18′ st Trezeguet). Allenatore: Ancelotti.
FIORENTINA: Toldo; Torricelli, Repka, Pierini,Vanoli; Bressan(39′ st Tarozzi), Amoroso, Di Livio; Rui Costa; Nuno Gomes (20′ st Cois), Chiesa (35′ st Mijatovic). Allenatore: Terim.
ARBITRO: Cesari di Genova.
RETI: 5′ pt e 18′ st Chiesa, 18′ pt Nuno Gomes, 33′ pt Conte, 3′ st rigore e 12′ st F. Inzaghi
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