Bernardo Rogora, il roccioso terzino destro del secondo Scudetto
All’inizò faticò non poco a cancellare il “fantasma” di Enzo Robotti, del resto il paragone era da far tremare le gambe e per Bernardo Rogora, roccioso terzino destro proveniente dal Padova l’approccio con la piazza fiorentina non fu certo agevole. Il pubblico viola, si sa, è da sempre molto esigente e quando arrivò a Firenze, nel 1965, quel difensore un po’ ruvido, proveniente dal Padova, non rubò l’occhio del pubblico gigliato. E anche le prime amichevoli disputate non furono brillanti, così gli ci volle un po’ di tempo per ambientarsi. Ma Bernardo era un gran lavoratore e, col sudore della fronte e la determinazione, riuscì a migliorare partita dopo partita, fino a diventare un marcatore implacabile che faceva soffrire, ogni volta che lo incrociava, anche un fuoriclasse come Sandro Mazzola. Lui si appiccicava alle caviglie degli attaccanti dirimpettai e non mollava un centimetro. Una qualità che, dopo un po’ di rodaggio, la tifoseria fiorentina cominciò ad apprezzare sempre di più. E poi vennero i successi: la Coppa Italia del 1965-66, conquistata in finale contro il sorprendente Catanzaro e, soprattutto, lo Scudetto del 1968-69. Un sogno che divenne realtà, in una stagione che Rogora giocò da titolare inamovibile nello scacchiere difensivo del Petisso Pesaola.
Nel 1970, dopo 123 partite in serie A e 3 gol, l’addio a Firenze direzione Brescia (lo stesso percorso che aveva fatto il suo predecessore Robotti). Ma qui in riva all’Arno chi ha avuto la fortuna di vivere le emozioni del secondo e, purtroppo, ultimo tricolore viola lo ricorda ancora con affetto. Come noi del Brividi Sportivo che, nel giorno del suo ottantesimo compleanno, non potevamo non fargli gli auguri più sentiti e sinceri!
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