Tito Corsi: “La differenza la fa Pioli”
Sotto la sua egida, a Firenze arrivarono Bertoni, Graziani, Pecci, Passarella e Socrates, tanto per citarne alcuni: con Tito Corsi come direttore generale, la Fiorentina sfiorò lo Scudetto nel 1982. Questa è storia nota, ma forse non tutti sanno che Corsi ha fatto anche il tecnico e che, tra il 1968 e il 1970, ha allenato le giovanili e la prima squadra della SPAL. E la gara contro i ferraresi di Semplici è l’occasione per ascoltarlo, da doppio ex, sul magico momento vissuto dalla Fiorentina di Pioli.
Tito Corsi, partiamo dalla causa viola: c’è odore di rilancio.
“La squadra è cresciuta molto, la tragedia avrebbe potuto agire da deterrente, invece non ne ha scalfito il carattere. Probabilmente, se l’omaggio all’amico poteva dare qualcosa in più, l’ha dato. È un cammino importante, ci sono giocatori che vengono da altri continenti, altri che non avevano mai giocato in Serie A, altri ancora che si sono riuniti talvolta solamente alla prima convocazione, poi ci sono tanti giovani: sono tutte caratteristiche che suggeriscono di aspettare, di farli conoscere. E poi…”.
Poi c’è Stefano Pioli.
“Esatto. Ha le sue idee, diverse da quelle dei predecessori: un altro particolare che consiglia l’attesa. Credo che, tutto sommato, insieme alle altre situazioni, sia il motivo dei risultati esaltanti di questo ultimo periodo. Ha lavorato benissimo, non solo sull’amalgama e sulla tattica, bensì ha superato brillantemente lo scetticismo. Forse ne abbiamo sottovalutato il valore che oggi sta emergendo prepotentemente”.
Adesso si punta l’Europa?
“Una domanda più difficile. A volte i risultati ci sono, altre volte non arrivano. Anche le più grandi hanno questi problemi: l’Inter ha raccolto numerose vittorie consecutive, salvo poi fermarsi. La squadra è partita con una ricostruzione, sono usciti i più anziani e il ciclo si è completato: sono entrati ragazzi più giovani, aspettiamo. Ma siamo sulla buona strada”.
La SPAL, invece, riuscirà a salvarsi?
“Adesso sta regalando prestazioni importanti, devo fare i complimenti a Semplici: ha consolidato la squadra, con tutte le difficoltà del caso. Ne stanno uscendo abbastanza bene. Il carattere dell’allenatore è guerrigliero, è bravo tecnicamente e tatticamente ma è anche uno stimolatore”.
Un giorno lo vedremo a Firenze?
“Glielo auguro, è stato tanto tempo nelle giovanili viola. Sarebbe un vero successo. Ma prevederlo è difficile”.
Capitolo Federico Chiesa: tenerlo o cederlo?
“A parte i programmi, potrebbe essere la stessa società a deciderne il futuro. Se partisse, andrebbe certamente in lidi maggiormente ambiziosi. È esploso molto presto per quello che era auspicabile. È arrivato in Nazionale. Ma c’è anche un altro giocatore interessante, Simeone: se viene lasciato giocare, e lo sta dimostrando adesso, riesce ad esprimersi. Deve essere un finalizzatore, per di più è un centravanti che partecipa alla manovra corale”.
A Firenze, quando lei era dirigente, sono arrivati grandi giocatori. Cosa crede che sia mancato a questa squadra?
“Azzardo un uomo guida a centrocampo, qualcuno con una grossa personalità. Anche se sto notando che, adesso, stanno maturando in quel settore. La squadra mi sembra ben assortita. Beh, poi non c’è mai limite al meglio”.
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