Artusi: “I Della Valle hanno capito cos’è Firenze”
“In questa Fiorentina ci sono tre/quattro elementi di livello, il resto rientra nella mediocrità, ma la squadra giocherà per onorare Davide Astori”. Sono soltanto alcune delle dichiarazioni rilasciate in esclusiva al Brivido Sportivo da Luciano Artusi, ex direttore del calcio storico e grande studioso della fiorentinità, in occasione della gara del Franchi tra Fiorentina e Crotone.
Artusi, come ha vissuto la tragedia di Davide Astori?
«E’ stato un grande dispiacere, l’ho vissuta come tutti i fiorentini, con profonda tristezza. Prima del Capitano abbiamo perso un ragazzo, un bravo ragazzo di poco più di trent’anni e quando accadono cose di questo tipo è sempre un gran dolore».
Si aspettava una partecipazione così massiccia, spontanea e commovente da parte della città?
«Sì, me l’aspettavo perché Firenze sa unirsi nel dolore. E poi la Fiorentina per questa città è qualcosa di più di una squadra di calcio, è come il Campanile di Giotto, un monumento, qualcosa che si ha nell’anima».
Cosa ne pensa della gestione Della Valle? Crede che la scomparsa di Astori abbia cambiato o potrà cambiare qualcosa nel rapporto tra i fratelli Della Valle e la tifoseria?
«Da anni a Firenze esiste un’ondata di malcontento nei confronti di questa proprietà, negli ultimi mesi si è certamente rafforzata. In tutti questi anni i Della Valle non hanno gestito bene la Fiorentina, hanno dimostrato di non saperci fare nel calcio. Un società di calcio non è una impresa qualunque: ci vuole il portafoglio nel taschino a destra ma anche il cuore a sinistra, altrimenti non si va da nessuna parte. Loro invece sono rimasti imprenditori. La Fiorentina ha avuto tante proprietà che, seppur sbagliando qualcosa, hanno messo il cuore e credevano in ciò che facevano. Penso a Baglini, ma anche a Mario e Vittorio Cecchi Gori… Proprietà molto diverse in termini di attaccamento rispetto a quella attuale. La morte di Astori ha cambiato qualcosa, se non altro nella nostra percezione dei rapporti. I Della Valle sono stati vicini alla squadra e alla città, hanno partecipato al dolore e si sono fatti vedere più umani. Ma soprattutto credo abbiano capito cosa è Firenze, cosa rappresenta quella maglia per i fiorentini. Forse qualcosa è veramente cambiato, lo vedremo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Francamente prima del 4 marzo mi sembrava impossibile un riavvicinamento. Se avviene un cambiamento significativo, me lo lasci dire, è solo ed esclusivamente merito del nostro Capitano, fa parte dell’eredità lasciata da Davide Astori. Un altro motivo per ringraziarlo».
Come valuta la Fiorentina di quest’anno? Crede che la squadra riuscirà a reagire?
«Non sono tra quelli che dicono che i viola meriterebbero di più, a mio parere la classifica è giusta e rispecchia perfettamente il valore della rosa a disposizione di Pioli. Diciamolo con franchezza, ci sono tre/quattro giocatori di livello, il resto rientra nella mediocrità. Allenatore compreso. Purtroppo quest’anno la squadra deve affrontare difficoltà non previste, non sarà facile fare a meno di Astori. Questi ragazzi sentiranno sempre il dolore e la mancanza del capitano, ma penso che ci sarà una gran voglia di onorare la sua memoria e questo può dare una spinta in più. Diciamo che se la Fiorentina ha una rosa da decimo posto, dopo questa tragedia potrebbe arrivare nona, non dodicesima. Credo molto nella reazione dei giocatori».
Chi salva della rosa gigliata? Qualche istante fa parlava di tre/quattro elementi…
«Ovviamente salvo Chiesa, un giocatore dal sicuro avvenire, Pezzella in difesa, Badelj. E salvo anche Simeone: è inconcludente, è vero, però gioca col cuore e sono certo che lavorando sodo potrà migliorare».
A proposito di Badelj: crede sia possibile una sua permanenza a Firenze dopo tutto ciò che è accaduto in queste settimane?
«Il croato ha dimostrato di essere un ottimo giocatore in campo ma soprattutto una grande persona, dotata di una sensibilità non comune. Personalmente credo che potrebbe decidere di restare: per Astori, per la dimostrazione d’amore della città, perché certe cose valgono più di un trofeo o un assegno milionario».
In conclusione, le piace l’idea di legare i colori delle maglie della Fiorentina al calcio storico?
«Sì, è una bella iniziativa perché il calcio storico e la Fiorentina sono due emblemi di questa città, sono due realtà con molti tratti in comune».
I commenti sono chiusi.