Nassi: “A Firenze non si può vivacchiare”
Ha ricoperto, per due stagioni, il ruolo di Direttore Generale della Fiorentina, tra il 1985 e il 1987: Claudio Nassi. Approdato a Firenze dopo 5 anni alla Sampdoria, Nassi fu l’artefice di operazioni di mercato eccellenti che portarono in viola Nicola Berti priam e Roberto Baggio poi. A lui il compito di analizzare il momento storico ed economico della società gigliata.
Claudio Nassi, come giudica l’operato di Pantaleo Corvino che ricopre quello che fu il suo vecchio ruolo in viola?
“Inizialmente ho pensato che avesse fatto un buon lavoro, avevano diminuito gli stipendi. Poi però c’è la Fiorentina. Una volta fui chiamato alla Juventus, mi dissero che non potevano tenere ingaggi così alti, avrei dovuto porre rimedio, non importava la posizione finale. Risposi ‘no, non possiamo partire con questo obiettivo, qui bisogna vincere’. Rifiutai. Con le dovute proporzioni, a Firenze c’è la stessa storia. Se manca una cosa, ai gigliati, è il centro sportivo. Dovrebbero comprare quello della Settignanese”.
Forse dal mercato ci si aspettava qualcosa di più…
“Bisogna conoscere il mercato nazionale e straniero. Io prediligo i calciatori italiani, quando arrivano gli stranieri devi pescare il jolly. L’eccezione conferma la regola, certo, ma quando sento dire che ‘gli italiani costano di più’ mi viene da ridere. Andiamo a cercarli, anche nelle serie minori”.
L’intenzione annunciata è di alzare il monte ingaggi a cinquanta milioni di euro, potrebbe essere distribuito come a Napoli, con una sostanziosa parte sui titolari e il resto sulle riserve?
“Progressivamente faremo come in America, i giocatori più importanti guadagneranno cifre di gran lunga superiori agli altri, che dovranno adattarsi. Io do grande importanza all’organizzazione societaria, ai pagamenti puntuali, oltre alla gestione: ad esempio, se il 27 cade di sabato, bisogna pagare il venerdì. Serve perfezione. Se un calciatore viene trattato come meglio non si può, fa dei confronti: a lui importa meno di quel che si pensi di percepire di più. Vuole puntualità e disciplina”.
La storia tra i Della Valle e Firenze è terminata? Eppure si parla di un rilancio…
“Mi dispiace, la famiglia Della Valle non ha capito cosa vuol dire essere proprietari di una squadra della caratura e dell’importanza della Fiorentina. Il calcio non pretende che si spenda e si spanda, bensì che innanzitutto ci sia una partecipazione alla vita societaria. Se non si è in questo ordine di idee, viene male”.
Come si gestisce il futuro di Federico Chiesa?
“È una questione delicata. Chiaramente questo ragazzo non ha bisogno di presentazioni, è sulla cresta dell’onda. Avrà richieste, dall’Italia e dall’estero. Tutto dipende dai programmi: se questi saranno ambiziosi, egli preferirà essere ‘primo a Firenze che secondo a Roma’, altrimenti, se saranno i soliti, cercherà di andare altrove. Prima, però, devi pensarci molto bene. Ripeto: a Firenze non mancherebbe niente per essere competitivi”.
Cosa sta mancando in questa stagione?
“Spero che questa transizione porti a un grande campionato. Però per una società come la Fiorentina, a cui non manca niente, dal passato alla città, fino alla tifoseria, è riduttivo vivacchiare. Ci vuole un lavoro quotidiano, senza osservarli da vicino fatico a valutare”.
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