Righetti: “Vi racconto i miei 50 anni di Fiorentina”
51 anni di Fiorentina sotto la gestione di 15 presidenti; uno Scudetto, 5 Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Ma anche bandiere sventolate e poi ammainate, un fallimento e una rinascita. In una parola: Raffaele Righetti, un uomo che ha dedicato la vita ai colori viola, dando il suo contributo dietro le quinte con un lavoro indispensabile quanto prezioso. Nella società viola è entrato nel 1961 e dentro le stanze della società gigliata è stato un protagonista silenzioso, dimostrandosi persona integerrima, dalle doti morali elevatissime e dall’indiscutibile capacità operativa. Oggi, da presidente onorario del Museo Fiorentina, è ancora un simbolo della parte più bella del club viola, un vero esempio per tutti coloro che operano all’interno del sodalizio gigliato. E noi del Brivido Sportivo abbiamo avuto il privilegio di raccogliere il suo parere, tra presente e passato, alla viglia dell’importante sfida con l’Inter.
Raffaele Righetti, come giudica la Fiorentina di oggi?
“Apprezzo la linea guida che la società ha intrapreso, sono sempre stato a favore dei giovani. I risultati non possono arrivare subito, ma avremo delle soddisfazioni a lungo termine. Anche dal punto di vista della gestione di bilancio tutto è in regola e questo è un aspetto da non sottovalutare, alla luce di quanto successo nel 2002, un’esperienza negativa che ancora sento sulla pelle”.
Tra i giovani viola chi l’ha colpita di più?
“Federico Chiesa, un ragazzino che sa farsi apprezzare”.
La mano di Stefano Pioli quanto è importante?
“La tattica non è il mio ambito, però conosco bene Pioli perché lo abbiamo avuto come giocatore. E’ un uomo positivo, tranquillo, che sa far gruppo. Insomma è la persona giusta per questa piazza e mi sembra che, piano piano, stia trovando la quadratura”.
Siamo a gennaio, la Fiorentina investirà sul mercato?
“Spero di sì, se riusciamo a trovare uno-due giocatori da inserire ben venga. Credo che qualcosa manchi a centrocampo, servirebbe uno che incidesse alla De Sisti o alla Antognoni. Uno di grande personalità che possa affiancare due ottimi centrocampisti come Badelj e Veretout”.
Quale può essere il reale obiettivo di questa squadra?
“Sesto-settimo posto sono alla portata e garantirebbero l’Europa League”.
Adesso c’è Fiorentina – Inter, che partita prevede?
“Una gara difficile, all’andata abbiamo perso con qualche attenuante, eravamo all’inizio e la squadra era ancora in costruzione. Sono fiducioso perché con le grandi la Fiorentina ha sempre fatto bella figura”.
Ci regala un suo ricordo di un Fiorentina – Inter che le è rimasto più impresso?
“Negli anni ’70 ricordo un 1-1 fondamentale: fece gol Brizi e ne venne fuori un pareggio determinante per la nostra salvezza. In quegli anni c’era solo Antognoni che tirava la carretta, sono stati anni difficili, sfiorammo la serie B, ma alla fine riuscimmo a venirne fuori”.
Nei suoi 51 anni in viola si è occupato un po’ di tutto… quanto è cambiato il calcio in mezzo secolo?
“Quando sono entrato nella Fiorentina, dal ’61 al ’68, mi sono occupato dell’amministrazione. Poi ho cominciato a seguire la segreteria. Nel decennio ’60-’70 la gestione era quasi artigianale. Nella società lavoravano non più di 10 persone. Oggi, tanto per fare un esempio, i dipendenti sono più di 100… Prima non c’erano sponsor e pubblicità, la società era condotta da personaggi appassionati della Fiorentina. Come diceva l’ingegner Iervolini, il nostro era un sano artigianato. Sono stati anni sofferti, poi sono arrivati proprietà più forti come i Pontello. La società si è modernizzata, sono arrivati sponsor e diritti tv. Dal punto di vista societario, è stata una crescita graduale, continuata con i Cecchi Gori, fino all’avvento dei Della Valle”.
Era migliore il calcio di oggi o quello di allora?
“Prima c’era più passione da parte della proprietà, ma anche più parsimonia. Oggi la gestione è più imprenditoriale. Non si può fare un confronto”.
Dei suoi anni qual è stato il giocatore che ha apprezzato di più?
“Faccio due nomi: De Sisti, che ha contribuito alla conquista dello Scudetto. Era un giocatore di grande intelligenza, dote che ha dimostrato anche da allenatore. Poi Antognoni, che sarà per sempre la bandiera della Fiorentina. Andrea Della Valle ha fatto bene a riportarlo in società, facendo anche mea culpa. Entrambi mi sono rimasti nel cuore”.
Tra i presidenti chi ricorda con più piacere?
“Ne ho avuti 15… conservo un grande ricordo di Pier Cesare Baretti. Purtroppo è rimasto con noi solo un anno e mezzo, eravamo molto legati, anche tra le famiglie c’era un rapporto intimo. Poi c’è stata la terribile disgrazia. Fui l’ultimo a parlarci prima della sua morte. Anche Nello Baglini è stato un grande personaggio, importantissimo per il secondo Scudetto”.
Che rapporto ha con il patron Andrea Della Valle?
“Ha sempre voluto che restassi vicino alla Fiorentina. Fin dall’inizio tra di noi è nata una profonda collaborazione. Ancora oggi nutro grande affetto verso di lui… mi dice sempre che è un mio fan. C’è stima reciproca”.
Anche il rapporto fra società e tifosi è molto cambiato…
“In passato i tifosi erano molto legati alla società, ma abbiamo anche vissuto contestazioni pesanti Con il presidente Melloni, ad esempio, abbiamo ricevuto critiche feroci. Eppure stava facendo il massimo. C’è sempre stata una parte di pubblico che ha contestato, cosa che accade anche oggi con i Della Valle”.
Come pensa che i Della Valle dovrebbero rispondere alle critiche?
“Credo che Andrea dovrebbe cercare di sopportare il gruppo che lo contesta, tornando a Firenze. La sua presenza sarebbe molto importante perché è un presidente appassionato. Capisco che si senta offeso dalle critiche, ma se tornasse tutta la società ne trarrebbe beneficio”.
Chiudiamo con i suoi ricordi più belli…
“L’atmosfera di festa dopo il secondo Scudetto è stata davvero emozionante. Un periodo simile l’ho vissuto anche dopo il ritorno in serie A con Mondonico, allenatore ma soprattutto vero tifoso viola. Ricordo i momenti passati insieme mangiando salame nella lavanderia. Ci facemmo anche barba e pizzetto uguali ai suoi per prenderlo un po’ in giro. Un altro momento fantastico fu quando tornammo in Champions con Trapattoni, giocando partite indimenticabili come quella di Wembley con l’Arsenal. Spero che il popolo viola possa presto riassaporare gioie simili”.
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