L’Angelo biondo che dribblò l’inferno
Chissà come sarebbero andate le cose senza quella maledetta uscita di Silvano Martina. Probabilmente Firenze avrebbe festeggiato lo Scudetto e oggi saremo qui a ricordare una delle tante partite del terzo tricolore viola. Ma la storia è fatta di episodi che ne determinano il corso, in un senso o nell’altro. E la storia di Fiorentina – Genoa del 1981 è una delle più incisive, purtroppo in senso negativo, dell’epopea viola. E’ il 22 novembre, il giorno in cui Giancarlo Antognoni rischiò la morte. Lo stadio, allora chiamato “Comunale” è gremito, l’undici schierato da “Picchio” De Sisti è tra i più forti di sempre: Galli tra i pali, Galbiati libero, Vierchowod stopper, Contratto terzino destro, Miani (per l’occasione) terzino sinistro, Casagrande a far legna, Pecci in cabina di regia, Massaro sull’ala, Graziani e Bertoni di punta. Poi c’è Antognoni, “La Luce” che brilla in mezzo al campo. I viola sono uno spettacolo. Il “Puntero” Bertoni segna subito. Il Genoa pareggia, quasi per caso, con Gorin. Ma “Antonio” sale in cattedra e riporta avanti la Fiorentina su calcio di rigore. Passano 3’ e lo stesso Antognoni s’inserisce in area su lancio perfetto di Bertoni, il numero 10 viola è in netto vantaggio, ma l’uscita del portiere genoano Martina è incomprensibile e folle. Antonio allunga la testa per deviare il pallone e viene abbattuto da una ginocchiata alla tempia. Il colpo è terrificante e fa crollare a terra, esamine, il “Ragazzo che gioca guardando le stelle”. Il silenzio sulle tribune è assordante, i gesti dei giocatori in campo gettano tutti in un profondo sconforto. Il capitano del Genoa Onofri scappa con la testa tra le mani, Ciccio Graziani sembra in preda a una crisi di nervi. Anche l’arbitro Casarin pare smarrito di fronte a un’immagine così agghiacciante. E’ come se il tempo si fosse fermato con il cuore di Antognoni che, per qualche secondo, cessa di battere. Il primo a intervenite è il medico sociale del Genoa, il professor Gatto, poi il dottor Anselmi, responsabile dello staff viola, pratica un massaggio cardiaco mentre lo storico massaggiatore “Pallino” Raveggi effettua la respirazione bocca a bocca. Trascorrono secondi interminabili. E, finalmente, Antonio dà segni di vita. Raveggi gesticola, chiamando la barella che lo trasporta fuori dal campo. Dalle tribune scoppia un applauso spontaneo e infinito. La partita riprende, ma tutti pensano ad Antognoni, sugli spalti e in campo. Fino all’annuncio dell’altoparlante: “Antognoni ha ripreso coscienza!”. Lo stadio esplode in un boato, anche i calciatori si abbracciano, come se fosse stata segnata una rete, il gol più importante. La Fiorentina, poco dopo, segna davvero con Graziani. Il Genoa accorcia le distanze con Pasquale Iachini che, due anni più tardi sarà viola. Il risultato finale è 3-2, ma molti tifosi hanno già lasciato lo stadio per correre a Careggi e rassicurarsi sulle condizioni del Capitano. Antognoni sarà operato alla testa dal professor Mennonna e il suo sarà un recupero miracoloso. Dopo 4 mesi tornerà in campo, nella sfida interna col Cesena, con la Fiorentina ancora in lotta per lo Scudetto, spalla a spalla con la Juventus. L’epilogo sarà amarissimo e costellato di polemiche per i clamorosi torti arbitrali subiti dai viola. E chissà come sarebbe andata a finire senza quella maledetta uscita assassina… probabilmente neppure le ingiustizie avrebbero fermato la corsa tricolore di quella splendida Fiorentina, guidata da Giancarlo Antognoni.
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