Romeo Menti, un mito e due colori nel cuore
La storia di uno dei calciatori del Grande Torino, legato a doppio filo alla maglia viola e a Firenze
Non era una partita come tutte le altre per lui quella tra viola e granata quando la affrontava come giocatore del Toro. Romeo Menti, vicentino di nascita, che la Fiorentina acquistò dalla squadra della sua città quando aveva 19 anni nell’estate del 1938, a Firenze risiedeva con la sua famiglia. Fiorentina era sua moglie Giovanna e i suoi figli erano nati in riva all’Arno. Così quando giocava questa sfida con la maglia granata, nello stadio dove aveva debuttato in serie A, provava un’emozione grandissima. Menti era un’ala destra. Bravissimo nel dribbling, era dotato di un tiro forte e preciso. Punizioni e rigori erano la sua specialità. Con la maglia viola debuttò nel campionato di serie B 1938/39. Con le sue 17 reti in 29 partite contribuì alla vittoria nel torneo cadetto e alla conseguente promozione in serie A. La stagione successiva (1939/40) fu quella dell’esordio in serie A. Menti realizzò 9 reti (miglior cannoniere della Fiorentina) e contribuì al trionfo in Coppa Italia. Nella finale del giugno del 1940 con il Genova 1893 (l’attuale Genoa) vinta dai viola per 1-0 al Berta (questo era il nome del Franchi) “Meo” (così lo chiamavano i tifosi) con la maglia numero sette fu grande protagonista. Rimase a Firenze fino all’estate del 1941 quando fu ceduto al Torino. Nel suo ultimo campionato in maglia viola (1940/41) realizzò 18 reti. Fu il secondo miglior cannoniere della serie A e la Fiorentina si classificò al terzo posto. Nella sua ultima partita in campionato al Berta Menti si tolse una bella soddisfazione. I viola, infatti, batterono la Juventus 5-0. Era il 4 maggio 1941 e i venti di guerra già soffiavano forte in Italia e in Europa. “Meo” quel giorno segnò una rete, la prima, quella del vantaggio, su rigore. E un’altra rete, sempre alla Juve, la realizzò due settimane più tardi, il 18 maggio, quando la Fiorentina vinse 5-3 nella gara (secca) degli ottavi di finale di Coppa Italia. Menti, sempre dal dischetto, siglò il gol del momentaneo 2-2. Nella sua prima stagione a Torino, i granata arrivarono secondi dietro la Roma. Ma nell’ultimo campionato prima dell’interruzione per il secondo conflitto mondiale (1942/43), il Toro di Menti conquistò lo scudetto e la Coppa Italia. Poi “Meo” tornò alla Fiorentina nel primo campionato del dopo guerra (1945/46), quando le squadre furono divise in due raggruppamenti (nord e centrosud; i viola parteciparono a quest’ultimo). “Meo” segnò 6 reti. Poi tornò a Torino dove vinse 3 scudetti consecutivi, nel 1946/47, 1947/48 e 1948/49. L’ultimo fu assegnato d’ufficio dalla Federcalcio dopo la tragedia aerea di Superga del 4 maggio 1949. Mancavano quattro giornate al termine del torneo e i granata, pur in testa alla classifica, non erano ancora matematicamente campioni d’Italia. Fu una decisione saggia perché nell’aereo che trasportava la squadra del Torino con tecnici, dirigenti e giornalisti da Lisbona, dopo una partita amichevole con il Benfica, purtroppo morirono tutti. Menti non aveva ancora compiuto 30 anni. La nebbia e la pioggia furono la causa dell’incidente. L’aereo andò a schiantarsi sulla basilica di Superga. Il Toro aveva giocato la sua ultima gara il giorno prima per celebrare l’addio al calcio del giocatore portoghese Ferreira, una delle stelle della nazionale lusitana e del Benfica. Quel 3 maggio 1949 i granata persero 4-3. “Meo” realizzò su rigore l’ultimo gol del “grande” Torino. A Superga il riconoscimento delle salme fu particolarmente difficile. Quella di Menti fu resa più agevole dal fatto che sulla giacca aveva spilla della Fiorentina. Il vecchio amore non lo dimenticava mai. Dopo i funerali a Torino di tutta la squadra, quelli di “Meo” furono celebrati nella “sua” Firenze, nella chiesa di Santa Maria Novella gremita all’inverosimile. Migliaia di persone accompagnarono poi il corteo funebre in città. Menti riposa ora nel cimitero dell’Antella. I tifosi viola così come quelli granata non lo hanno mai dimenticato. E a Firenze, poi, ricordavano con particolare affetto il giorno del suo debutto in Nazionale. Avvenne il 27 aprile 1947 al Comunale di Campo di Marte nella partita amichevole con la Svizzera. L’Italia vinse 5-2 e “Meo” realizzò una tripletta. Fu una delle giornate più belle della sua vita, troppo breve purtroppo.
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