Derby dell’Appennino nel segno di Bernardini e Pesaola

Derby dell’Appennino nel segno di Bernardini e Pesaola

Vincere in due città diverse per un allenatore non è mai facile. E se poi i successi li conquisti a Firenze e a Bologna i meriti sono ancora maggiori. Fulvio Bernardini e Bruno Pesaola sono riusciti in queste autentiche imprese. Il primo ha conquistato lo scudetto in riva all’Arno e sotto le due torri ad appena otto anni di distanza l’uno dall’altro. Il secondo si è laureato campione d’Italia con i viola e ha vinto una Coppa Italia con i rossoblù in cinque anni. Insomma sono stati degli autentici fenomeni della panchina.

FULVIO BERNARDINI

A FIRENZE Nella stagione 1955/56 il tecnico romano guidò la Fiorentina alla conquista del primo scudetto della sua storia con 12 lunghezze di vantaggio sul Milan (arrivato secondo, in un’epoca in cui le vittorie venivano premiate con 2 punti e non con 3 come adesso). Fu una cavalcata vincente con i viola autentici dominatori del torneo. Si laurearono campioni d’Italia alla sestultima giornata, pareggiando 1-1 a Trieste grazie a una rete di Julinho. Proprio l’ala destra brasiliana fu richiesta espressamente da Bernardini al presidente Befani. ” Con lui – disse – saremmo in grado di vincere lo scudetto”. Il “dottore” (Bernardini era laureato in scienze economiche) era, infatti, rimasto impressionato dalle prodezze di Julinho ai mondiali in Svizzera del 1954. Il giocatore brasiliano arrivò a Firenze nell’estate del 1955. E con lui giunse anche Montuori, una mezzala offensiva in grado di ricoprire tutti i ruoli dell’attacco. Con questi due acquisti e con l’inserimento di un centrocampista, Prini (il primo tornante della storia del calcio italiano), al posto dell’ala titolare Bizzarri infortunatosi dopo poche giornate di campionato (questa fu una mossa strategica decisa da Bernardini per dare più equilibrio alla squadra) la Fiorentina prese il volo. Perse solo una partita a Marassi contro il Genoa per 3-1 all’ultima giornata.

A BOLOGNA La conquista dello scudetto sotto le due torri nel 1963/64 fu molto più complicata. I rossoblù lottavano testa a testa con l’Inter di Herrera. Ma a primavera, dopo una vittoria casalinga per 4-1 sul Torino, 5 giocatori bolognesi furono trovati positivi all’antidoping. Bernardini fu accusato di avere somministrato le sostanze proibite ai suoi atleti e squalificato per un anno e mezzo. Al Bologna fu data persa la gara con il Toro. Inoltre subì un punto di penalizzazione. Insomma si ritrovò a tre lunghezze dall’Inter. La società rossoblù fece ricorso che fu accolto quando mancavano tre giornate al termine del campionato. Bernardini naturalmente fu riabilitato. Bologna e Inter arrivarono alla pari a fine stagione. Fu così disputato l’unico spareggio della storia del calcio italiano per assegnare lo scudetto. All’Olimpico di Roma i rossoblù vinsero 2-0 con i gol di Fogli e Nielsen. E anche in quella partita ci fu la mano decisiva di Bernardini che impiegò al posto dell’ala sinistra Pascutti il terzino Capra. Con una squadra più coperta il “dottore” nella sua Roma regalò al Bologna l’ultimo scudetto della sua storia.

BRUNO PESAOLA

A FIRENZE L’allenatore argentino, ma napoletano d’adozione, arrivò a Firenze nell’estate del 1968. Il presidente Baglini cedette i nazionali Albertosi e Bertini oltre al giovane e promettente attaccante Brugnera. Tra i titolari giunse soltanto Rizzo, una mezzala dotata di un gran tiro. La Fiorentina sembrava indebolita. Ma così non fu. Perse, come quella di Bernardini, solo una partita in tutto il campionato, a Firenze contro il Bologna per 3-1 alla quinta giornata. Poi ci fu il duello con il Cagliari e il Milan. Lo scudetto arrivò alla penultima giornata grazie alla vittoria per 2-0 a Torino contro la Juventus con le reti di Chiarugi e Maraschi.

A BOLOGNA Pesaola regalò ai rossoblù l’ultima Coppa Italia della loro storia, battendo nella finale di Roma il Palermo ai calci di rigore per 5-4. Fu una gara emozionante con il Bologna che riagguantò i rosanero solo al 90′ con un rigore di Savoldi. Dopo i supplementari furono decisivi i tiri dal dischetto. Per i rossoblù segnarono Savoldi, Novellini, Pecci e capitan Bulgarelli, l’unico superstite dello squadrone che dieci anni prima, con Bernardini in panchina e sempre all’Olimpico, aveva conquistato lo scudetto.

Ruben Lopes Pegna

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