La gamba di Antognoni si spezza e va in frantumi il sogno Scudetto
Questa è la storia di una maledetta domenica che chi ha avuto la fortuna di vedere giocare Giancarlo Antognoni non potrà mai dimenticare. Il 12 febbraio del 1984 la Fiorentina riceve la Sampdoria e l’allora stadio Comunale è pieno fino all’orlo. Del resto la squadra di Picchio De Sisti è bellissima e coltiva ambizioni Scudetto. L’allenatore viola si è inventato qualcosa di rivoluzionario per l’epoca: la difesa a tre. La linea è formata da Passarella, Pin e Contratto. Il resto dei compagni pensano ad attaccare: Pasquale Iachini pennella cross tesi e precisi dalla fascia sinistra, vera e propria manna dal cielo per gli attaccanti Daniel Bertoni e Paolo Monelli. Eraldo Pecci dispensa fosforo dalla sua cabina di regia, Massaro veste il numero 5, ma gioca a metà campo nella veste di incursore. “Lele” Oriali dà il suo infinito contributo di esperienza. Poi c’è lui, il “Bell’Antonio”. Da sempre sinonimo di eleganza, ma in quella stagione anche concreto come non mai. Pure in zona gol. Insomma siamo di fronte alla Fiorentina più bella e divertente degli anni ’80, persino meglio di quella del 1982 che sfiorò lo Scudetto.
Ma il destino decide di sbattere la porta in faccia ai sogni dei tifosi viola, colpendo ancora una volta Giancarlo Antognoni. La partita contro la Samp si apre alla grande: il Capitano dà spettacolo e sblocca il match con una fucilata da fuori che quasi sfonda la porta doriana. Il pubblico applaude, fa festa e si diverte, ma al 49’ cala improvvisamente un silenzio gelido. Antonio si allunga su un pallone trovando il durissimo contrasto con Luca Pellegrini. L’impatto col difensore blucerchiato è terribile. I cinquantamila del Comunale capiscono subito che è successo qualcosa di grave. In molti rivivono il dramma dello scontro con Martina del novembre del 1982. I gesti di sconforto di compagni di squadra e avversari sono gli stessi. Stavolta, però, Giancarlo è cosciente e sente la gamba piegata in modo innaturale. Capisce che la sua carriera è a rischio, provando un dolore insopportabile. Le immagini televisive della sera e quelle fotografiche dei giornali del giorno dopo sono una coltellata al cuore per tutti coloro che amano la Fiorentina e il suo campione. La diagnosi sarà la mazzata definitiva: “frattura scomposta di tibia e perone”. Difficile trovare un incidente più grave per un calciatore. Così i sogni di Tricolore svaniscono. La Fiorentina senza la “Luce” non è più la stessa. Antognoni però non si arrende e Firenze, come sempre resta al suo fianco. Il calvario è lunghissimo, fino a quell’altrettanto indimenticabile 24 novembre 1985, il giorno del ritorno in campo nella sfida interna con il Bari e di uno striscione che ha fatto storia: “Niente ti ha distrutto, sei come il sole, risorgi e illumini tutto”.
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