Sousa, Liedholm e la nuova scatola di montaggio
Paulo Sousa è come alle prese con un LEGO, una nuova scatola di montaggio. Deve reinventare una squadra che somigli a quella della scorsa stagione con qualche pezzo in più e qualche scarto in meno. Dopo qualche tentennamento e qualche broncio, si sta innamorando del progetto. Lui è un seguace (ma forse non lo sa) di Nils Liedholm che teorizzava: “…se palla avere noi, non hanno gli avversari..”. Quindi possesso palla, con tanti passaggi corti, gestito da una intelligenza collettiva in attesa di scovare il punto debole degli altri per poterne efficacemente approfittare. Difesa accorta (che quest’anno ha anche qualche alternativa in più) quindi, un centrocampo mobile ed elastico ma un attacco un po’ risicato. Ecco, forse il problema più grosso sta proprio qui. A dire il vero, Sousa, sta sperimentando le “due punte” Kalinic-Babacar come soluzione d’emergenza per certe situazioni. Resta il fatto che comunque la “capacità di fuoco” della Fiorentina è striminzita quasi povera. La Viola va in gol solo attraverso azioni manovrate o calci piazzati. Poco per una squadra con qualche ambizione. E ciò perché gli attaccanti costano e il mercato della Fiorentina (nonostante gli sforzi di Pantaleo Corvino) è sempre all’insegna della lesina. Certo, direte, c’è stata la parentesi sfortunata di Mario Gomez e di Pepito Rossi. Tutto vero ma se si allarga l’obiettivo e si guarda indietro lungo la gestione Della Valle qualche inquietante interrogativo sorge.
In base ad un’interessante ricerca del Cies (osservatorio sul calcio) dal 2010 la Fiorentina ha venduto per 197 milioni di euro che è quasi la metà della Juventus (415), molto meno della Roma (367) o dell’Udinese (292) ma più di Bayern (194), Arsenal (187) e Manchester Utd. (182). Va detto che nel frattempo la Juventus ha vinto 7 scudetti 2 coppe Italia e 3 supercoppe, il Bayern 5 titoli, il Manchester 2, 1 Fa e 2 coppe di lega, l’Arsenal 2 Fa e 2 Charity shields. E la Fiorentina? Un campionato di c/2. Meglio guardare al futuro…
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