Rivedo facce familiari e mi sento di nuovo a casa
Al collo ha una sciarpa viola dal forte significato emotivo, sul naso due grandi occhiali che non riescono a nasconderne l’espressione sorridente e rilassata, quella di chi, finalmente, è tornato a casa dopo un esilio forzato. Pantaleo Corvino sbarca nel cuore dello stadio Artemio Franchi pochi minuti dopo mezzogiorno, per riprendere quel discorso lasciato in sospeso oltre quattro anni fa. Accanto a lui ci sono il presidente Mario Cognigni, uno più accaniti sostenitori dell’operazione “ritorno”, e la responsabile della comunicazione viola Elena Turra. La sala stampa è stracolma di giornalisti e Pantaleo Corvino si rivolge proprio a loro nel prologo al suo secondo debutto ufficiale in viola.
“Rivedo facce familiari e mi sento di nuovo a casa. Entrando allo stadio Franchi e negli uffici che ho occupato per sette anni, ho ripensato a tutti i momenti belli e brutti passati. Insieme abbiamo gioito e anche sofferto. Ho anche pensato a come cominciare questa conferenza stampa: volevo partire da quello striscione che i tifosi viola mi hanno dedicato al mio primo ritorno da avversario oppure da quella telefonata della famiglia Della Valle che mi chiedeva di tornare. Poi ho deciso di mettermi questa sciarpa viola che, 11 anni fa, un gran signore, un tifoso (Mario Ciuffi ndr) mi aveva messo al collo per accogliermi a Firenze. Ecco ho scelto di iniziare così questa mia nuova avventura, nel suo ricordo”.
Pantaleo Corvino, quali i punti fermi del suo nuovo inizio in viola?
“Ripartiamo da una proprietà tra le più solide in Europa e da un allenatore che è un valore aggiunto per la Fiorentina. Sono andato a trovarlo in Portogallo e con lui ho subito avuto una straordinaria sintonia. Riparto anche da un gruppo di calciatori di livello e da un settore giovanile che è cresciuto ancora rispetto a quattro anni fa. Oltre che da una tifoseria straordinaria e da voi giornalisti che ci date sempre stimoli importanti. Se ho sbagliato con qualcuno voglio ricominciare da capo, senza rancori. Con tutte queste componenti unite, possiamo lottare per quel traguardo che manca da tempo e che faremo di tutto per raggiungere”.
Quale sarà il suo budget di mercato?
“Non parlo di budget perché, ormai, è fuori tema. Con il mister abbiamo detto che vogliamo tenere il nucleo migliore di questa squadra. Esiste un fair play finanziario che ci obbliga a determinate scelte, ma tutto ciò che faremo sarà finalizzato a tenere la Fiorentina ai vertici. Cercheremo giocatori motivati che abbiano la nostra stessa fame”.
Crede di poter far meglio rispetto al passato?
“Sì. Qui siamo tutti ambiziosi. Io per primo. Potevo scegliere di prender la canna da pesca e stare con i miei nipoti, ma io ho bisogno di adrenalina e qui mi sento al massimo. In passato abbiamo fatto benissimo, anche se ci è mancato un traguardo ed è ciò che vogliamo conquistare adesso, il prima possibile”.
Cosa manca a questa società per vincere?
“In passato siamo andati vicinissimi al successo, ma se non abbiamo vinto significa che qualcosa abbiamo sbagliato. Ora faremo di tutto per correggere i nostri errori e mettere qualcosa in bacheca. Come ha fatto il Leicester che ha avuto anche tanta fortuna. Bisogna soltanto cederci, tutti insieme”.
Qual è il suo nuovo sogno viola?
“Il mio sogno è quello dei nostri tifosi: arrivare primi in qualcosa. Sogno anche un settore giovanile che sia una risorsa costante per la prima squadra e che ci permetta di superare il gap che ci separa da alcuni grandi club. E una struttura sportiva moderna che sia funzionale a tutte le nostre esigenze”.
Chi sarà il nuovo direttore sportivo?
“Un professionista molto preparato che mi ha accompagnato per anni dall’esterno e che è stato direttore sportivo dello Sporting Lisbona, del Braga, del Panathinaikos e del Metz: Carlos Freitas. Anche lui portoghese come Sousa. Dunque: viva i portoghesi!”.
Martin Jorgensen farà parte della nuova Fiorentina?
“Sì. Sarà il nostro supporto per il mercato nell’area scandinava. E sarà anche un ambasciatore internazionale della società”.
Si era parlato anche di Rui Costa, come sono andate le cose con il portoghese?
“Io ci metto sempre la faccia e dico le cose come stanno: Rui Costa l’ho chiamato per parlare di trattative per giocatori del Benfica, non per portarlo alla Fiorentina. Lui sta bene a Lisbona e, comunque, non mi ha riposto perché era occupato in altre faccende”.
Ma sono previsti altri ingressi in società?
“Stiamo cercando anche una figura professionale che faccia da collegamento con la fiorentinità. Ma non è facile e non vogliamo sbagliare scelta. Dunque ci vorrà ancora tempo.
La sua Fiorentina sarà più italiana?
“Quella di italianizzare la rosa è un’esigenza di tutti. Ci devono essere 4 giocatori che vengono dal vivaio più 4 italiani. Guardando la Fiorentina di oggi ho visto, con dispiacere, che molti dei prodotti del vivaio non sono più con noi e che non sarà facile andare incontro a questa esigenza. Bernardeschi da questo punto di vista è una risorsa importantissima e sarà uno dei patrimoni da cui ripartiremo”.
Si è parlato anche di Ljajic e di un suo possibile ritorno. Cosa ne pensa?
“Non ne abbiamo ancora parlato con il mister. Ci saranno alte occasioni per farlo”.
Da appassionato, che titolo di opera d’arte darebbe alla Fiorentina che vuole costruire?
“Sceglierei la Scuola dell’Arte Povera. A Paulo Sousa, nel salutarlo in Portogallo, ho detto: noi siamo come due contadini. A te, come a me, piacciono la terra e gli ulivi. Ebbene noi saremo i due contadini che, mettendo insieme le nostre forze, faremo il massimo per far crescere e fruttare la terra”.
Corvino avrebbe ancora molte cose da raccontare e da spiegare, ma il tempo programmato dalla società per la sua conferenza stampa è scaduto. Così l’incontro finisce, lasciando ancora aperti molti interrogativi. Niente paura, però, perché la trama del “Corvino atto secondo” è soltanto all’inizio e non mancheranno le occasioni per scoprirne tutti i risvolti. Sperando che si tratti di un remake di successo.
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