Orlando: “A Torino senza complessi”

Orlando: “A Torino senza complessi”

L’ex numero 10 spinge la Fiorentina: “Juve forte, ma la squadra di Sousa non si farà mettere sotto e può tentare il colpaccio”.

Una sfida importante in Europa League contro i portoghesi del Belenenses e, soprattutto, la partitissima di Torino contro la Juventus. Dopo la bella vittoria con l’Udinese la Fiorentina si tuffa in una settimana importantissima nella quale dovrà prima centrare la qualificazione ai sedicesimi d’Europa (basta anche un pareggio) poi stringere i denti e presentarsi allo Juventus Stadium con gli “occhi della tigre” per regalare ai suoi tifosi una grande impresa contro la Vecchia Signora. E per parlare di entrambe le gare, in particolare di quella di Torino con i bianconeri, il Brivido sportivo ha contattato un grande doppio ex (dal cuore indiscutibilmente viola) come Massimo Orlando.
Orlando, ci dica la verità: per chi farà il tifo nella sfida di domenica tra Juventus e Fiorentina?
“Ho iniziato a giocare, molto giovane, con la Juventus ed è stata una bella parentesi, ma sono rimasto a Torino molto poco. La mia vita calcistica, che purtroppo è stata breve, è stata anche molto intensa e Firenze è il posto per me più speciale. Ricordo bene il clima delle sfide con la Juventus degli anni ’90. Erano più sentite rispetto a oggi, praticamente era l’avvenimento più importante della stagione. Oggi i tifosi viola sono cresciti sotto questo aspetto e vivono diversamente il match con i bianconeri che è considerato sì importante, ma come altre partite. Forse è giusto così, ma sono felice di aver vissuto quei momenti in cui affrontare la Juve equivaleva a giocarsi una stagione intera. E sono felice di averli vissuti dalla parte viola”.
Che voto darebbe al lavoro di Sousa a Firenze?
“Non si può che dargli un voto alto, per come ha gestito il dopo Montella, con le critiche e i dubbi che ne sono venuti fuori. Era un allenatore poco conosciuto, ma è risultato subito molto preparato e intelligente. E’ riuscito a portare questa Fiorentina nei piani alti della classifica giocando un bel calcio. Meglio di così…”.
Che voto darebbe, invece, all’operato della famiglia Della Valle?
“Siamo stati tutti un po’ critici a inizio stagione, ma oggi è giusto ricredersi e dare anche a loro un voto alto. Siamo in mano a gente competente che sta gestendo anche il mercato in maniera molto intelligente. Pochi giocatori, ma di ottima qualità e a buon prezzo. Speriamo che a gennaio possano intervenire ancora sul mercato per migliorare la squadre che quest’anno ha grandi possibilità di ottenere un trofeo”.
Tra poco si apre il mercato di gennaio, cosa dovrà fare la Fiorentina?
“Questa Fiorentina, rispetto alle altre squadre di vertice, ha la rosa corta. Ha tredici giocatori ottimi, ma poi il livello scende. Sousa vuole dei rinforzi e ha ragione perché sa che con due innesti si può lottare per qualcosa di importante. Vincere qualcosa è sempre difficile, per farlo la società deve continuare a investire”.
Giovedì torna l’Europa League contro il Belenenses e basterà un pareggio per la qualificazione. Quali le insidie di questa partita?
“La Fiorentina ha sbagliato due gare di Coppa contro il Basilea e il Lech Poznan per colpa dell’approccio sbagliato mostrato in campo. In questa gara credo non succederà. La partita è da dentro o fuori e il Beleneses non sarà lo stesso dominato all’andata. Però si gioca in casa e non credo che ci saranno problemi a centrare l’obiettivo”.
Poi arriverà la fatidica sfida alla Juve, bisogna avere paura?
“Rispetto sì, paura assolutamente no. La Juve è forte, ma ha avuto un inizio difficile. Adesso si sono lanciati in un a rimonta verso il primato che, se riuscisse, sarebbe epocale. Ma si troveranno di fronte una Fiorentina agguerrita che se l’è giocata contro le più grandi alla pari. La mentalità trasmessa da Sousa alla squadra è quella giusta e non credo che neppure la Juve riuscirà a mettere sotto i viola. Quest’anno non dobbiamo avere complessi di inferiorità verso nessuno”.
Cosa pensa della filosofia di Sousa che applica spesso il turn over, lasciando a riposo anche elementi come Kalinic?
“Per me questa è l’unica nota negativa. E’ giusto far giocare un po’ tutti e far rifiatare i titolarissimi. Ma certe partite devono essere sempre affrontate con la migliore formazione e Kalinic, come Borja Valero, sono insostituibili. Il croato è fondamentale e in grande condizione, anche mentale, perciò non va mai tolto dal campo in questo momento. Sousa non deve cadere nel tranello della presunzione”.
Pepito Rossi riuscirà a trovare più spazio? In caso contrario è giusto lasciarlo partire, magari in prestito?
“Se lui chiederà di andare a giocare da un’altra parte per avere continuità, credo che la società gli accorderà la richiesta. Con Rossi la Fiorentina ha un rapporto particolare: ha ricevuto tanto, ma ha dato anche tanto. Rossi, adesso, dovrebbe accettare l’idea di giocare part-time, centellinare le forze, il minutaggio. Perché se non stai bene fisicamente oggi nello sport fai fatica. Si vede che Rossi non è ancora reattivo, non salta l’uomo e fatica nei contrasti. E’ normale per uno che è stato fermo per più di un anno. Sarà difficile rivederlo ai livelli di prima, ma spero di sbagliarmi”.
Bernardeschi è già stato accostato al Barcellona, tu credi sia pronto?
“Credo di sì, perché tecnicamente non si può discutere. Bernardeschi deve ringraziare Sousa che lo ha trasformato, facendolo esplodere. Ora è diventato un giocatore a tutto campo, un elemento davvero completo e questo nel calcio di oggi è fondamentale. Se tu unisci quantità a qualità ne viene fuori una miscela fantastica. Berna deve solo dare continuità alla sua crescita e allora si meriterà grandissimi palcoscenici”.

. ©CopyRight Massimo Sestini

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Eredita la maglia di Baggio
Gioie e dolori nei 6 anni in viola

Massimo Orlando è arrivato a Firenze nel 1990, in prestito dalla Juventus che lo aveva acquistato dalla Reggina per 6 miliardi di vecchie lire. In maglia viola si è subito affermato come uno dei beniamini della tifoseria per la sua classe, ma anche per il suo spirito combattivo. A Firenze eredita il ruolo e la maglia, pesantissima, di Roberto Baggio appena passato proprio alla Juventus. Ad appena 19 anni diventa un titolarissimo e Cecchi Gori decide di riscattarlo. In viola si toglie grandi soddisfazioni, ma incassa anche la tremenda delusione di una retrocessione inattesa. Orlando resta a Firenze anche in serie B, tornando subito in A da protagonista. Ma un brutto infortunio al ginocchio lo costringe a un’operazione a una lunga assenza. Il suo rendimento non è più lo stesso e i dolori lo tormentano. Passa in prestito al Milan nel ’94-’95, poi torna in viola e vi resta fino al ’97 prima di passare all’Atalanta dopo 126 presenze e 17 reti. A Firenze tornerà comunque a vivere e a lavorare anche come allenatore della giovanili viola. Oggi è apprezzatissimo opinionista.

 

Lucia Petraroli

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